Bruxelles – Reddito di cittadinanza contrario alla libertà di circolazione e contro i cittadini non italiano dell’Ue. Il provvedimento cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle “non è in linea con il diritto dell’Ue”, e per questo motivo la Commissione europea ha deciso di avviare una procedura d’infrazione.
Ci sono almeno una discriminazione diretta e un’altra indiretta nel provvedimento varato in Italia, secondo l’esecutivo comunitario. La prima riguarda i beneficiari di protezione internazionale che, in quanto tali, non possono beneficiare del sostegno al reddito. E’ qui che la misura italiana “discrimina direttamente” le persone fisiche presenti su suolo nazionale. La seconda è legata al requisito che vuole dieci anni, di cui due consecutivi, di residenza nel Paese. Condizione che, secondo Bruxelles, si qualifica come “discriminazione indiretta” in quanto “è più probabile che i cittadini non italiani non soddisfino questo criterio”.
Non finisce qui, perché in realtà, stando ai rilievi della Commissione, la manovra fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle, produce un effetto boomerang per cui “potrebbe impedire” agli italiani di trasferirsi per lavoro fuori dal Paese, in quanto non avrebbero diritto al reddito minimo al rientro in Italia. Discrimina anche gli italiani, dunque.
Per questi motivi al governo Meloni viene inviata una lettera di messa in mora con la richiesta di rispondere, entro due mesi, ai rilievi mossi. L’Italia si trova in una situazione che non sorprende, visto che già nel 2018 il presidente del Cnel, Tiziano Treu, avvertì proprio dei rischi giuridici. “E’ inaccettabile, secondo il diritto europeo, che una prestazione assistenziale come il reddito di cittadinanza possa essere data solo agli italiani”, disse, e a distanza di cinque anni la Commissione conferma.
Il governo di allora, quello giallo-verde costituito da Movimento 5 Stelle e Lega, decise di andare avanti. La Commissione europea peraltro accolse in maniera tutt’altro che convinta la manovra di allora, mettendo nel mirino anche il reddito di cittadinanza. Alla luce di questa procedura d’infrazione si offre una sponda politica di non poco conto a Giorgia Meloni, che ha annunciato l’abolizione della misura a partire dal 2024.