dall’inviato a Strasburgo – “Il problema non è temporale, il problema è il come”. Massimiliano Salini non ci sta e non cambia idea. Anzi. L’europarlamentare di Forza Italia e del Ppe, e relatore in commissione Industria sulla proposta per lo stop alle vendite di auto e furgoni a motori diesel e benzina dal 2025, rimprovera a chi ha sostenuto la proposta il non aver considerato nel modo migliore la maniera di tradurre in pratica il Green Deal su strada. Dietro al voto d’Aula c’è “la mancanza di un approccio neutrale che rischia di mettere in contraddizione le varie anime su cui si articola tutto il pacchetto che sta intorno all’auto”, spiega nell’intervista concessa a Eunews dopo il voto che decretato la riforma della mobilità nell’Ue.
Eunews: Il vicepresidente Timmermans dice che se non le produciamo noi le nuove auto lo farà qualcun altro. Il centro-destra italiano ha votato in blocco contro il provvedimento. Ci spiega le ragioni del ‘no’?
Massimiliano Salini: “Noi le auto le abbiamo sempre prodotte e le produrremo anche in futuro. Il problema è capire chi produce il cuore dell’auto, innanzitutto la batteria in questo caso, perché il cuore pulsante dell’auto elettrica è la batteria. Oggi la quasi totalità della produzione della batteria è collocata nelle salde mani cinesi. Dal punto di vista industriale va notato che anche le cosiddette gigafactory che abbiamo in Europa sono realizzate per lo più con capitale cinese. Accade in Ungheria e accade in Germania. C’è un tema che va considerato con attenzione: la concreta autonomia strategica dell’Unione europea. Poi c’è il tema ambientale. Quest’ultimo è molto sottile. Dove prolifera la soluzione dell’auto elettrica? Esattamente dove l’energia elettrica non è prodotta da fonti rinnovabili. In Cina c’è un grande successo dell’auto elettrica, dove si produce energia elettrica con il carbone”.
E: In Europa?
M.S: “In Europa, dove tentiamo un mix dove si tengano in vita i motori sia i motori a combustioni interni, realizzati con le ultime tecnologie e quindi con carburante molto performante dal punto di vista ambientale, siamo i campioni del mondo della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Qualcuno si è domandato perché proprio in Europa tuteliamo meglio l’ambiente tutelando anche un mix che sia in grado di teneere insieme le varie soluzioni secondo il principio della neutralità tecnologica? Quello che ho e che abbiamo segnalato col voto contrario, non è la contrarietà allo scopo che è quello di tutelare l’ambiente, ma che noi abbiamo una soluzione tecnicamente più vincente per tutelarlo”.
E: Quindi le ragioni del ‘no’ sono industriali?
M.S: “Questa soluzione, forzando le tappe su una soluzione nella mobilità, metterà in crisi la produzione di energia elettrica. Il punto vero per noi è che la produzione di energia elettrica, come accade ad esempio in Italia, continui a essere bilanciato e ci siano forti possibilità per continuare a produrla anche da fonti rinnovabili”.
E: Lo stop ai motori diesel e benzina dunque è una decisione avventata che non risolve le tematiche ambientali?
M.S: “E’ una decisione che non tiene insieme un numero troppo rilevante di fattori per poterci consentire di dire che hanno vinto coloro che tutelano l’ambiente. C’è poi un tema linguistico interessante. Non dobbiamo continuare a chiamarle ‘auto pulite’, ‘auto a zero emissioni’, altrimenti dovremo chiamare anche le centrali nucleari ‘centrali pulite’, ‘centrali a zero emissioni’. Bisogna considerare il ciclo di vita e non limitarsi a considerare le emissioni allo scarico”.
E: Quindi la strada era quella giusta ma non nei tempi?
M.S: “Io non ho detto che abbiamo forzato la mano, ho detto che la soluzione è sbagliata tecnicamente, anche se l’avessimo prevista per il 2045. Il problema è che non bisogna mai limitare ad una sola soluzione, perché altrimenti si blocca l’innovazione”.