Bruxelles – Si è chiuso ieri il periodo di tempo per fornire contributi alla consultazione pubblica aperta dalla Commissione europea lo scorso 23 gennaio per riformare il mercato elettrico dell’Ue. L’esecutivo comunitario si dà tempo un mese per raccogliere idee e contributi e il prossimo 14 marzo (come prevede il calendario del collegio, che potrebbe sempre andare incontro a modifiche) avanzerà una proposta di direttiva su uno dei dossier legislativi più importanti sul fronte energetico. Che rischia di creare nuove fratture dentro l’Ue.
Neanche il tempo di chiudere l’iter di consultazione con parti interessate e mondo industriale, che Bruxelles ha ricevuto ieri una lettera congiunta di sette Capitali (Germania, Danimarca, Paesi Bassi, Finlandia, Lussemburgo, Lettonia ed Estonia) che hanno chiesto che la futura riforma del mercato europeo sia “mirata”, aiuti a mantenere “i vantaggi del design attuale e migliorare su quella base”, e che si concentri su una transizione verso un sistema a basse emissioni di carbonio al minor costo possibile per i cittadini e sulla sicurezza dell’approvvigionamento. Riforma sì, ma senza grandi stravolgimenti.
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La lettera restituisce l’immagine di un’Unione europea divisa sull’argomento: da una parte i Paesi del Nord Europa, guidati dalla Germania, che scoraggiano qualunque intervento di peso strutturale sul mercato elettrico europeo; di contro, a spingere di più per una riforma – che comprenda anche il disaccoppiamento dei prezzi del gas dall’elettricità, per evitare il cosiddetto ‘effetto contagio’ – sono la Spagna e la Francia, sostenute anche dall’Italia. Da settimane ormai è iniziato il lavoro di allineamento tra Parigi e Madrid su una riforma legislativa destinata a diventare cruciale a Bruxelles per quanto riguarda la materia energetica. La Spagna – alla guida dell’Ue dal primo luglio e fino a fine dicembre – erediterà il compito importante di guidare i negoziati e facilitare un accordo entro il 2024, ovvero entro la fine dell’attuale legislatura. I governi di Spagna e Francia hanno dichiarato nelle scorse settimane di avere “obiettivi e approcci simili” nelle loro proposte di riforma del mercato elettrico, impegnandosi a lavorare insieme sull’intero pacchetto di riforma energetica.
“L’integrazione del mercato europeo dell’elettricità nell’ultimo decennio ha portato enormi benefici all’Ue, in particolare riducendo i prezzi all’ingrosso, aumentando la sicurezza dell’approvvigionamento e consentendo l’integrazione delle energie rinnovabili su larga scala. La riforma del mercato elettrico dovrebbe essere valutata in termini di contributo a questi tre obiettivi chiave”, si legge nella lettera.
Sono otto le priorità che vengono evidenziate, innanzitutto “mantenere i vantaggi dell’integrazione del mercato elettrico europeo attraverso la capacità di interconnessione, la libera formazione dei prezzi all’ingrosso dell’elettricità e la rimozione degli ostacoli all’integrazione”. In secondo luogo, gli incentivi per la transizione ecologica devono essere preservati e migliorati con un quadro di mercato affidabile e solido che garantisca la fiducia degli investitori. Si scoraggia poi l’idea di rendere permanenti le limitazioni delle entrate, come introdotte dal quadro di emergenza temporanea contro la crisi, perché si rischia di minare la fiducia degli investitori. Necessario “garantire l’efficienza dei mercati a breve termine” e mantenere “gli incentivi di mercato e la parità di condizioni, in particolare rimuovendo gli ostacoli agli accordi di acquisto di energia (PPA) e ai “contratti per differenza”. Focus, in ultimo, sulla protezione delle famiglie che “dovrebbero essere in grado di scegliere il livello di esposizione alla volatilità del mercato più adatto a loro”, scrive il gruppo dei sette.
Le idee della Commissione sulla riforma
Per ora non si sa molto della proposta che metterà sul tavolo l’esecutivo comunitario il mese prossimo. Tra le priorità che sono state indicate c’è rendere le bollette dell’elettricità meno dipendenti dai prezzi dei combustibili fossili a breve termine e promuovere la diffusione delle energie rinnovabili; migliorare il funzionamento del mercato per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e utilizzare appieno le alternative al gas, come lo stoccaggio e la gestione della domanda; rafforzare la protezione e l’emancipazione dei consumatori; e, infine, migliorare l’integrità del mercato.
In un primo tempo scettica sull’argomento, dalla scorsa primavera la Commissione Ue ha pienamente abbracciato l’idea di una riforma strutturale del mercato elettrico, pensato e organizzato sulle esigenze di venti anni fa, quando le energie rinnovabili avevano un costo molto più elevato rispetto a oggi e rispetto al gas. Oggi il mercato è completamente diverso, sono le rinnovabili ad essere più convenienti a livello di prezzi, con il gas più costoso che però finisce per definire l’intero prezzo (dell’energia) sul mercato. Dovrebbe essere confermato che priorità sarà disaccoppiare i prezzi dell’energia elettrica prodotta dal gas da quella prodotta da altre fonti di energia, per evitare il cosiddetto effetto contagio dei costi.