Bruxelles – Russia dentro, Qatar ancora no. Il Consiglio Economia e Finanza ha dato il via libera all’aggiornamento della lista nera dell’Ue dei paradisi fiscali, inserendo quattro nuovi Paesi e rimuovendone altri quattro dalla cosiddetta lista grigia, ovvero quelli con cui è in corso un dialogo con Bruxelles per riformare la legislazione e aderire agli standard di buona governance fiscale. A fare notizia è l’ingresso della Russia nell’elenco delle giurisdizioni non cooperative a fini fiscali, mentre al Qatar è stata concessa una proroga per “completare la sua riforma”.
A quattro mesi dall’ultimo aggiornamento della lista dei paradisi fiscali, i 27 ministri dell’Economia e delle Finanze sono tornati ad analizzare la situazione sia dei Paesi che non cooperano con l’Ue, sia quelli che lo fanno e hanno impegni in sospeso. Da oggi (14 febbraio) la lista nera conta 16 giurisdizioni, mentre la lista grigia 18: “Chiediamo a tutti i Paesi inclusi nell’elenco di migliorare il proprio quadro giuridico e di adoperarsi per conformarsi agli standard internazionali in materia di tassazione”, è l’esortazione della ministra delle Finanze svedese e presidente di turno del Consiglio dell’Ue, Elisabeth Svantesson, rivolgendo biasimo a Isole Vergini britanniche, Costa Rica, Isole Marshall e Russia e congratulandosi invece con Macedonia del Nord, Barbados, Giamaica e Uruguay per aver “rispettato con successo i loro impegni”.
La lista nera dei paradisi fiscali
L’elenco delle giurisdizioni fiscali non cooperative (Allegato I) comprende Paesi che non hanno avviato un dialogo costruttivo con l’Ue sulla governance fiscale o che non hanno mantenuto gli impegni assunti per attuare le riforme necessarie. In questo momento sono inclusi: Anguilla, Bahamas, Costa Rica, Figi, Guam, Isole Marshall, Isole Turks e Caicos, Isole Vergini americane, Isole Vergini britanniche, Palau, Panama, Russia, Samoa, Samoa Americane, Trinidad e Tobago e Vanuatu. Dei quattro nuovi paradisi fiscali, la Russia “non ha rispettato l’impegno di affrontare gli aspetti dannosi di un regime speciale per le holding internazionali” e il dialogo su questioni relative alla fiscalità “si è interrotto a seguito dell’aggressione russa all’Ucraina”, sottolineano i 27 ministri dell’Ue.
Per le Isole Marshall (già inserite nell’elenco nel 2018) è stato rilevato che “un’aliquota zero o solo nominale dell’imposta sul reddito delle società possa attrarre profitti senza una reale attività economica”. Le Isole Vergini britanniche sono state incluse per la prima volta perché “non sono risultate sufficientemente conformi allo standard dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) sullo scambio di informazioni su richiesta”. Anche il Costa Rica viene inserito per la prima volta nell’elenco dei paradisi fiscali, non avendo rispettato l’impegno di “abolire o modificare gli aspetti dannosi del suo regime di esenzione dei redditi di fonte estera”.
La lista grigia dei potenziali paradisi fiscali
Il documento sullo stato di avanzamento dei lavori con le giurisdizioni cooperative con l’Ue (Allegato II) riconosce invece il lavoro costruttivo nel settore della fiscalità a 18 Paesi: Albania, Armenia, Aruba, Belize, Botswana, Curaçao, Dominica, eSwatini, Giordania, Hong Kong, Israele, Malesia, Montserrat, Qatar, Seychelles, Thailandia, Turchia e Vietnam. I ministri Ue dell’Economia e delle Finanze hanno concesso una proroga a Hong Kong, Malesia e Qatar per completare le riforme dei regimi di esenzione dei redditi di fonte estera, ma è proprio su quest’ultimo Paese che emergono le maggiori perplessità.
La proroga concessa al Qatar è stata motivata con il fatto che il Paese della penisola araba “ha dovuto affrontare vincoli di riforma costituzionale per completare la sua riforma in tempo”. Ma il coordinatore dei Verdi/Ale nella commissione Affari economici e monetari (Econ) del Parlamento Ue, Ernest Urtasun, ha criticato il fatto che il Qatar sia rimasto nella lista grigia “grazie alle pressioni di alcuni grandi Stati membri” Ue e questo dimostrerebbe “quanto sia politicizzata la lista”. Alla luce dello scandalo che ha travolto il Parlamento Ue e partito proprio dal Qatar, “il Consiglio deve essere coraggioso, proattivo e diligente nel suo approccio all’inserimento dei Paesi nella lista nera e non agire solo quando il clima politico lo consente”, ha esortato l’eurodeputato spagnolo: “Nessun paradiso fiscale deve essere lasciato libero, sia che si tratti di un Paese grande o piccolo”.