Bruxelles – Immigrazione, governance economica e aiuti di Stato, competitività. Il giorno dopo il vertice del Consiglio europeo Giorgia Meloni traccia il bilancio della riunione dei capi di Stato e di governo, e per l’Italia, dice la presidente del Consiglio, è un summit che si chiude nel migliore dei modi. “Sono molto contenta dei risultati ottenuti“, scandisce nel corso della conferenza di fine lavori. Alla stampa confessa di essere “soddisfatta dei passi avanti fatti su materie particolarmente delicate”, a cominciare dall’immigrazione, questione che si trascina ormai dalla grande crisi del 2015.
“Si cambia approccio”, tiene a sottolineare Meloni. “L’immigirazione è un problema europeo e ha bisogno di una risposta europea. E’ una frase che non era mai stata messa nero su bianco su un documento”. Se da un punto di vista politico “questo cambia moltissimo dal mio punto di vista”, dal punto di vista pratico bisogna però vedere come si tradurrà quelle che viene accolta come grande risultato dall’inquilina di palazzo Chigi. Ma ancor prima, bisogna domandarsi fino a che punto si possa accogliere delle conclusioni che ricalcano quelle del vertice dei leader di giugno 2018, dove si legge che quella migratoria “è una sfida non solo per un singolo Stato membro, ma per l’Europa nel suo complesso“. Cambiano i termini, e si aggiunge l’accenno a un impegno per una risposta comune ancora tutta da trovare.
“Dobbiamo continuare a lavorare”, di questo la presidente del Consiglio è ben consapevole. Assicura che “continueremo a valutare anche nel prossimo Consiglio europeo” per quanto riguarda progressi sul dossier, perché la situazione “va monitorata nel tempo”. A chi fa notare che il sistema dei ricollocamenti fin qui non ha funzionato come dovrebbe, risponde che il problema non è quello, che è il punto di arrivo dei flussi, ma un altro, quello delle imbarcazioni che salpano verso l’Europa. “La redistribuzione non è mai stata una mia priorità. La redistribuzione implica la protezione internazionale, e dei migranti che sbarcano in Italia solo il 25% riguarda queste persone”. Si tratta quindi di rilanciare i partenariati con l’Africa. Ecco perché, rivendica ancora, sull’immigrazione “abbiamo chiesto e ottenuto che le conclusioni del Consiglio si concentrassero sulla dimensione esterna e dunque sulla protezione di questi confini, che tenga conto della specificità dei consiglio marittimi”.
Sul fronte della riconversione industriale funzionale alla transizione verde e il sostegno che serve al comparto, l’allentamento delle regole sugli aiuti di Stato “è una questione che l’Italia ha posto, e abbiamo ottenuto che sia temporaneo, mirato e proporzionato, perché la risposta sia europea e non nazionale”. Sulla stesso dossier, continua, sostiene che come Italia “abbiamo chiesto un fondo sovrano”, anche se in verità l’annuncio è arrivato dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, una settimana fa. Sappiamo che non sarà una discussione semplice”. Nella maggioranza, continua, “ci siamo chiesti come creare una spazio fiscale per chi ha meno spazio fiscale, ed è quello che abbiamo ottenuto una soluzione in queste conclusioni. Si tratta delle flessibilità sull’uso dei fondi esistenti“.
Ancora, capitolo riforma delle regole comuni sulla finanza pubblica e la governance economica. “E’ evidente che tutte le discussioni che stiamo facendo rischiano di non essere efficaci se non consideriamo gli investimenti che vanno fatti, nel discorso sul patto di stabilità. Quindi nel calcolo della sostenibilità dei conti va tenuto presente l’impatto dell’effetto moltiplicatore sulla spesa corrente”. Qui “l’interlocuzione è iniziata”, ma bisognerà vedere, come nel caso migrazione e regole sugli aiuti di Stato come il tutto si declinerà nella pratica. Ma sui principi Meloni sorride. “Sono soddisfatta del protagonismo dell’Italia nella giornata di ieri e nei giorni che l’hanno preceduto”. La partita, quella vera, deve però essere ancora giocata.