Bruxelles – Case ‘green’, alla lista della spesa aggiungere la voce “caldaia”. Ambientalisti e imprese accendono i riflettori sui sistemi di riscaldamento delle case, e adesso, insieme, chiedono all’Unione europea interventi legislativi per eliminare misure a sostegno dei sistemi tradizionali per spingere le famiglie a fare altri lavori, oltre a quelli che a livello comunitario si vorrebbero per rifare infissi e cappotti termici isolanti. Lo European Environmental Bureau (Eeb), la rete di organizzazioni ambientaliste che raggruppa 180 sigle di 38 Paesi europei, irrompe in un dibattito già molto caldo sostenendo la necessità di spingersi ancora oltre.
La questione acquista valenza ancor più politica se si considera che nel mirino finisce il gas, e in particolare le misure prese dall’Unione europea fin qui per affrancarsi da Gazprom quale risposta alle operazioni militare in Ucraina. “Solo eliminando gradualmente le caldaie a gas, l’Ue può in media ridurre fino al 21 per cento l’importazione di gas russo, ben oltre l’accordo volontario” dagli Stati membri per rispondere all’invasione russa dell’Ucraina, sostengono gli ambientalisti. Gli Stati dell’Ue hanno deciso di ridurre volontariamente almeno del 15 per cento gli acquisti da Mosca, sia pur con distinguo nazionali che determinano soglie diverse a seconda della diversa situazione Paese.
E’ convinzione dell’Eeb che siano interventi necessari in tre case su quattro. “Finché il 75 per cento delle case europee continuerà a fare affidamento su caldaie arcaiche basate su combustibili fossili, i cittadini europei continueranno a dipendere da una fonte di energia finita, inquinante e insicura per riscaldare le loro case”.
Quindi se la Commissione europea ha messo sul tavolo una proposta di rinnovo delle case in senso più sostenibile, chiedendo interventi in termini di sostituzione di infissi e capotti termici isolanti, lo European Environmental Bureau chiede interventi per i sistemi di riscaldamento. Via il metano per far posto alle nuove fonti e tecnologie. “Il riscaldamento rinnovabile rappresenta, insieme alla ristrutturazione degli edifici e ad altre misure di efficienza energetica, la soluzione migliore per raggiungere in tempo molti degli obiettivi europei di sicurezza, energia e clima”.
Si stima che attualmente il 40 per cento delle importazioni di gas dell’Ue viene utilizzato per gli edifici e il relativo consumo energetico, “la maggior parte del quale va al riscaldamento”. Abitudini poco sostenibili, che chiedono correttivi legislativi. L’ombrello di associazioni ambientalista di coalizza dunque con l’industria. Almeno 17 imprese, tra le quali spiccano i nomi di Panasonic, Mitsubishi Electric Europe e LG, hanno sottoscritto con Eeb la richiesta di prevedere “la fine dei sussidi e, infine, la vendita delle caldaie a combustibili fossili”.
L’ambiente ne gioverebbe, ma per le famiglie c’è si prospetta un nuovo salasso se l’Ue dovesse procedere come richiesto. Per Eeb e una parte dell’industria, quella che viene definita “la transizione al calore pulito” è tuttavia “inevitabile”.