Bruxelles – Aiuti di stato, soluzioni finanziarie ponte a breve termine e un Fondo sovrano da proporre più avanti nel corso dell’anno. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha svelato oggi (primo febbraio) le prime idee sul Piano industriale per il Green Deal, una strategia per rendere l’industria a zero emissioni e rispondere all’Inflation Reduction Act (Ira), il piano di investimenti per le tecnologie verdi da quasi 370 miliardi di dollari varato dal governo statunitense, che fa preoccupare l’Ue perché potrebbe svantaggiare le imprese europee dal momento che prevede sgravi fiscali per acquistare prodotti americani tra cui automobili, batterie ed energie rinnovabili.
Sul breve termine, il piano per l’industria sarà finanziato con una redistribuzione dei fondi esistenti e sul lungo termine con un Fondo di sovranità industriale. La presidente dell’esecutivo chiude però all’idea di mettere in campo un nuovo strumento finanziario sulla scia di SURE, lo strumento finanziario di debito comune introdotto durante la pandemia Covid-19 per affrontare gli effetti della pandemia sul fronte occupazionale. “Sono stata una grande sostenitrice dello strumento Sure durante la pandemia Covid-19, uno strumento ottimo per l’occupazione ma ora la situazione è diversa e dobbiamo guardare alle esigenze di adesso”, ha detto in conferenza stampa.
Fare ricorso a una soluzione come SURE era un’idea evocata invece dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, e da alcuni Stati membri. La prima bozza presentata alle capitali dal presidente del Consiglio europeo sottolineava proprio che per garantire la ‘solidarietà’ tra gli Stati membri, la “Commissione e il Consiglio dovrebbero portare avanti i lavori “basandosi in particolare sul successo del programma SURE”, lo strumento finanziario di debito comune usato durante la pandemia Covid-19 per mitigare gli impatti della disoccupazione sottoforma di prestiti in forma agevolata. Michel aveva già evocato la necessità di dar vita a un nuovo strumento simil SURE, escluso per ora dalla Commissione europea e da vari Stati membri del peso di Germania e Paesi Bassi. Del tema si riparlerà al Consiglio europeo del 9 e 10 febbraio, in cui la risposta all’Ira sarà centrale.