Bruxelles – Divario uomo-donna, l’Ue si fa carico della questione da ormai quasi cinquant’annis. La politica di coesione gioca un ruolo decisivo nella promozione dell’uguaglianza di genere. Sono due i fondi che agiscono maggiormente sul tema: il Fondo Sociale Europeo (FSE), che può supportare direttamente misure legate alla parità nel lavoro, nell’inclusione sociale e nell’educazione, e il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), che promuove sia misure direttamente legate ad iniziative di imprenditorialità femminile, sia misure indirette in grado di attenuare il “gender gap” nell’ambito della ricerca e dell’innovazione e nell’accesso ad infrastrutture fisiche e digitali. Il FSE finanzia programmi di formazione professionale e di occupazione per le donne dal 1977.
A distanza di decenni, la linea non è cambiata. Nell’ambito della programmazione 2021-2027, il regolamento recante disposizioni comuni stabilisce che la parità di genere è un principio orizzontale per tutti i fondi strutturali e prevede una serie di disposizioni per una maggiore integrazione della dimensione di genere. Il nuovo regolamento impone agli Stati membri di attuare un quadro strategico nazionale per la parità di genere al fine di poter utilizzare fondi strutturali negli investimenti volti a migliorare l’equilibrio di genere nel mercato del lavoro, l’equilibrio tra vita professionale e vita privata o le infrastrutture per l’infanzia.