Bruxelles – L’eurodeputato Andrea Cozzolino, a distanza di oltre un mese dallo scoppio del Qatargate, ha raccontato per la prima volta questa mattina (24 gennaio) la sua versione dei fatti. L’ha fatto davanti ai colleghi della Commissione giuridica (Juri), chiamati a formulare una proposta di decisione sulla revoca della sua immunità parlamentare, che verrà sottoposta al Parlamento europeo riunito il prossimo 13 febbraio.
I suoi legali hanno raccontato di un Cozzolino “sereno, che ha colto l’opportunità della riunione di oggi per affermare prima di tutto davanti ai suoi colleghi la sua innocenza in questa vicenda”. Colleghi che gli hanno posto “diverse domande”. L’eurodeputato del Partito Democratico “ha dichiarato di essere totalmente all’oscuro delle attività realizzate da Antonio Panzeri e Francesco Giorgi” e di “non aver mai ricevuto, direttamente o indirettamente, né denaro contante né altre forme di sostentamento”. Secondo la copia del discorso consegnata alla stampa dagli avvocati, Cozzolino avrebbe “spiegato e dimostrato come la propria attività parlamentare a Bruxelles sia totalmente incompatibile con l’ipotesi di una sua partecipazione a una rete di influenza in favore di Qatar e Marocco”.
Per ribadire la sua integrità, Cozzolino ha elencato alla Commissione Juri alcuni episodi ben precisi, in cui le sue posizioni “molto critiche nei confronti di questi Paesi sono totalmente incompatibili con le ipotesi formulate a suo carico”. Ipotesi “alquanto generiche”, ha precisato Dezio Ferraro, uno dei legali. Cozzolino ha citato l’audizione parlamentare con il Ministro del Lavoro di Doha, avvenuta lo scorso 14 novembre, in cui ha posto “alcune domande specifiche e nient’affatto accondiscendenti circa le condizioni di lavoro in Qatar e i livelli salariali”. Ha inoltre ricordato di “aver votato a favore degli emendamenti più significativi proposti alla mozione, che stigmatizzavano la condotta per nulla positiva del Qatar”. Sul suo ruolo come capo della delegazione per le relazioni con i Paesi del Maghreb, l’eurodeputato ha precisato che, durante la sua presidenza, “ogni attività è stata svolta all’unanimità” e che, “contrariamente a quanto riportato dalla stampa”, non avrebbe “mai presentato nessuna risoluzione urgente in favore del Marocco“.
Cozzolino ha puntato il dito contro le modalità di un’indagine che “trae origine dall’attività dei servizi segreti di diversi Stati, soprattutto non europei”. Secondo i suoi legali, nelle ipotesi a carico di Cozzolino, presentate a sostegno della richiesta della magistratura belga di revocargli l’immunità, “non c’è nulla di fattuale”: una richiesta di revoca dell’immunità “siffatta dovrebbe essere negata per la sua genericità”, sostengono ancora gli avvocati.
Nonostante questo, Andrea Cozzolino ha dichiarato formalmente al termine della sua audizione di rinunciare all’immunità parlamentare, “al fine di consentire l’accertamento della verità dei fatti e di sollevare i membri del Parlamento dalla pressione dei media”. La sua decisione non cambia nulla però sul piano della procedura: la commissione parlamentare voterà la sua posizione il 31 gennaio, e poi l’Aula di Bruxelles sarà chiamata, il prossimo 13 febbraio, a votare a maggioranza semplice sulla revoca dell’immunità per Cozzolino e per il socialdemocratico belga Marc Tarabella.