Bruxelles – Il Marocco è sotto la lente d’ingrandimento del Parlamento europeo: dopo lo scoppio del presunto scandalo di corruzione che coinvolge alcuni membri, ex membri e funzionari dell’aula di Bruxelles in un giro di “mazzette” per ripulire l’immagine di Qatar e Marocco, l’Eurocamera prende una posizione netta nei confronti di Rabat e chiede alla presidenza “l’estensione delle stesse misure applicate ai rappresentanti di Doha”. Che significa la sospensione degli accessi alle sedi del Parlamento Ue per tutti gli inviati del Paese nordafricano.
In una risoluzione approvata oggi (19 gennaio) all’emiciclo di Strasburgo con 356 voti a favore, 32 contrari e 42 astensioni, gli eurodeputati hanno ribadito il proprio impegno a “indagare e ad affrontare in modo approfondito i casi di corruzione nei quali sono coinvolti paesi terzi che tentano di acquisire influenza in seno al Parlamento europeo”. Nel testo adottato, dito puntato anche contro la situazione dei diritti umani e della libertà di stampa nel regno di Mohammed VI: l’Eurocamera chiede “il rilascio provvisorio immediato per Omar Radi, Souleimen Raissouni e Taoufik Bouachrine e tutti i giornalisti in prigione, e la fine delle vessazioni nei confronti di tutti i giornalisti del Paese, nonché dei loro avvocati e delle loro famiglie”. Per i tre giornalisti citati nella risoluzione, condannati rispettivamente a 6, 5 e 15 anni di carcere, e per tutti gli altri lavoratori del mondo dell’informazione, “devono essere garantiti processi equi”.
“Come Parlamento europeo abbiamo il dovere di sostenere il coraggio dei giornalisti marocchini, che sono stati tra i primi al mondo a denunciare l’uso di spyware contro i reporter e le inquietanti criticità dietro questa pratica di sorveglianza digitale già nel 2015″, ha dichiarato in aula l’eurodeputato del Movimento 5 Stelle, Fabio Massimo Castaldo. Il Parlamento ha inserito nel testo anche la richiesta di porre fine all’esportazione da parte dei Paesi Ue del software di sorveglianza Pegasus in Marocco.