Bruxelles – Allentare le regole sugli aiuti di Stato per l’industria della green economy. E’ l’idea dei Paesi più ricchi dell’eurozona. “Abbiamo già prodotto delle proposte con il ministro delle finanze tedesco”, sottolinea Bruno Le Maire, il ministri delle finanze francese. Una mini-coalizione a due, Francia-Germania, che potrebbe riscrivere le regole del gioco. Perché se le proposta per una generale “semplificazione” delle regole sugli aiuti di Stato può giocare a favore di tutti, l’altra proposta, più sostanziosa, no. “Idrogeno, pannelli solari, batterie elettriche e semiconduttori dovrebbero far parte della lista di progetti industriali strategici per cui garantire aiuti di stato massicci“, scandisce il ministro francese a margine dei lavori dell’Eurogruppo. Questi aiuti, secondo la proposta franco-tedesca, dovrebbero “prendere forma di sovvenzioni e crediti d’imposta”, con questi ultimi che “danno vantaggi e stabilità agli investitori”.
Il ministro dell’Economia italiano Giancarlo Giorgetti approva l’idea, ma pone una condizione: che ci siano soldi freschi per i Paesi che non hanno abbastanza spazio di bilancio per utilizzare la leva degli aiuti di Stato. “Siamo consapevoli della necessità di rivedere la politica degli aiuti di Stato che deve diventare meno burocratica e più flessibile. Questo deve valere anche per gli strumenti già costituiti dagli Ipcei al Next Generation Eu. È un atto doveroso – dice Giorgetti oggi a Bruxelles per l’Eurogruppo – di fronte alle sfide di competitività dell’industria europea, soprattutto per i suoi settori strategici e per le mutate condizioni di contesto economico di prezzi e disponibilità di materiali”. Il ministro italiano però aggiunge una condizione: “Il tutto – reclama – deve avvenire senza mettere a rischio le condizioni di competitività all’interno dell’Ue discriminando Paesi in base al rispettivo spazio fiscale“. Giorgetti chiede dunque “forme comuni di finanziamento dei progetti strategici europei sono la corretta risposta a questa sfida”.
La proposta franco-tedesca, se accettata, certamente agevolerebbe la traduzione in pratica della transizione verde, lo sviluppo delle energie rinnovabili e della mobilità sostenibile. Ma non per tutti e non allo stesso modo, come ha sottolineato Giorgetti. Perché il sostegno pubblico, per Paesi con elevati livello livello di deficit e ancor più di debito, non sarebbe possibile. Procedendo in questo modo non si avrebbe uno sviluppo omogeneo dell’industria verde in Europa, al contrario si produrre un’Europa ad almeno due diverse velocità: chi può accelerare la trasformazione dell’economia perché può permettersi di concedere aiuti pubblici, e chi no.
C’è anche l’ipotesi che invece di due sole capacità di sostegno pubblico alla green economy ce ne siano di più. Perché di fronte a richieste di aiuti “massicci”, altri Paesi potrebbero procedere con interventi più limitati, con tutta la frammentazione del caso.
Considerando il diverso grado di spazio di bilancio, e quindi di spesa, una proposta come quella evocata da Le Maire potrebbe accrescere il divario tra gli Stati membri del nord e quelli del sud. Così come il divario tra Italia e le principali economia dell’eurozona. Perché i richiami sui conti al governo Meloni non sono mancati in questi ultimi mesi. Se Parigi e Berlino possono spendere, Roma al contrario deve astenersi dal farlo. Deve aumentare le entrate e ridurre le uscite.