Bruxelles – “Non ci saranno rinegoziazioni su trattato di riforma” del Meccanismo europeo di stabilità (Mes o Esm, nella dicitura inglese), che “va ratificato così com’è“. Punto. Da Bruxelles il messaggio chiaro, via fonti autorevoli, per il governo Meloni, che vorrebbe rimettere in dubbio quanto l’Italia ancora non ha approvato in sede parlamentare. E’ rimasto l’unico Stato membro dell’Eurozona a non dare il via libera ad un accordo politico raggiunto ormai più di due anni fa. Certo, gli equilibri politico-istituzionali sono cambiati nel Paese, ma il vaso è colmo e la pazienza è finita da tempo. Tanto che si è smesso di fare distinzione cromatiche e di partito, per ricordare che l’impegno è con la Repubblica.
Gli addetti ai lavori sono certi che in occasione dell’Eurogruppo in programma la prossima settimana (16 gennaio) si tornerà a fare pressione su Giancarlo Giorgetti. Al ministro dell’Economia si ricorderà che il trattato è chiuso e non si riapre. L’Italia vuole correzioni? Prima voti come tutti gli altri. “Non si può parlare di modifiche o emendamenti se prima non si ratifica il testo“. Argomentazione che ha anche qualcosa di più di un fondamento.
Del resto il Mes è argomento dei lavori della riunione dei ministri economici degli Stati Ue con la moneta unica. Difficile immaginare che non si guardi all’Italia, soprattutto se, come prevede il programma, la Germania spiegherà le ragioni che hanno portato a far cadere le sue opposizioni. “Resta un Paese a dover ratificare, e da quanto ci risulta si inizierà con i processi di ratifica parlamentare“.