Bruxelles – Caro energia e conti pubblici, il legame sembra inquietare la Banca centrale europea che non può fare a meno di interrogarsi sulla stabilità dei conti dei Paesi dell’eurozona. C’è anche un richiamo, nuovo, all’Italia. Non viene tirata in ballo direttamente, ma come spesso accade con la Bce il messaggio rivolto a tutti risulta indirizzato soprattutto al governo Meloni per via di un livello di debito pubblico tricolore secondo solo a quello ellenico. Le risposte varate a livello nazionale per rispondere al caro-energia sono interventi pubblici che gravano sulle finanze, anche più del dovuto. Se la Commissione europea, nella previsioni economiche diffuse a novembre, ha stimato l’impatto su Eurolandia per lo 0,9 per cento del Pil, gli esperti dell’eurotower rivedono questo dato al rialzo. Per loro, nelle stime prodotte a dicembre, le misure contro il caro-energia pesano di più. C’è un sostegno complessivo stimato a “circa il 2 per cento del Pil”.
Le misure contro il caro-energia avranno dunque un impatto maggiore sui conti dell’eurozona rispetto al preventivato. Il bollettino economico dedicato alle implicazioni di politica di bilancio dei documenti programmatici di bilancio 2023 non lo nasconde. Al contrario lo dice piuttosto chiaramente. Per quanto riguarda le misure volte ad attenuare l’impatto degli elevati prezzi dell’energia sulle famiglie e sulle imprese nella zona euro “le ultime proiezioni degli esperti dell’Eurosistema includono una quantità significativamente maggiore di misure di sostegno legate all’energia rispetto allo scenario di riferimento della Commissione”. Questo spiega il divario tra le cifre di Bruxelles e quelle di Francoforte. C’è un diverso metodo di calcolo, e secondo quello della Bce i governi devono fare più sforzi. A partire dalle ricette anti caro-bollette.
“Dal punto di vista della politica monetaria” le misure di risposta al caro-energia vanno ricalibrate. “Devono essere ulteriormente adattate”, e si precisa anche in che modo. Devono rimanere “mirate, personalizzate e temporanee”, ma a detta degli esperti della Bce, dovrebbero essere “mirate in modo che le misure non indeboliscano gli incentivi alla riduzione della domanda di energia”. Quanto alla natura personalizzata, questa dovrebbe guardare “ai più vulnerabili in modo che l’entità dell’impulso fiscale sia limitata e avvantaggi coloro che ne hanno più bisogno”. Infine si rinnova l’invito a misure “temporanee in modo che l’impulso fiscale sia mantenuto non più dello stretto necessario”.
Il nodo che però sembra produrre inquietudine è il peso sui bilanci nazionali per queste misure. Si teme uno sforzo eccessivo che possa sottrarre attenzioni e risorse che potrebbero e dovrebbero essere destinate ad altro, oltre che ad aggravare lo stato di salute delle finanze. Ecco perché, sottolinea il bollettino, “nel complesso, una riduzione graduale, realistica e duratura del debito pubblico, ove necessario, dovrebbe essere combinata con una migliore qualità dei bilanci pubblici e investimenti pubblici sostenuti per favorire a crescita potenziale e le transizioni verde e digitale”.