Bruxelles – Avanti con la ratifica del trattato che riforma il Meccanismo europeo di stabilità (Mes, o Esm nell’abbreviazione inglese). Il presidente dell’Eurogruppo, Paschal Donohoe, torna a fare a pressioni sull’Italia, ultimo Paese dell’eurozona rimasto a dover dare il via libera parlamentare necessario perché il fondo salva-Stati possa iniziare il suo nuovo percorso. A Roma per visite istituzionali, Donohoe non può fare a meno di organizzare un incontro con il ministro dell’Economia. Con Giancarlo Giorgetti i colloqui si concentrano sui temi di principale attualità e la necessità di “coordinare politiche economiche e di bilancio”. Ma nell’incontro romano, fanno sapere dallo staff di Donohoe, si è “anche parlato del trattato ESM riformato, concordato da tutti gli Stati membri della zona euro nel novembre 2020“, e bloccato ormai solo dall’Italia.
Un richiamo doveroso, dal punto di vista del presidente dell’organismo informale dell’eurozona, anche per via degli impegni assunti dallo stesso Giorgetti lo scorso novembre. “L’Italia farà la sua parte”, aveva assicurato il titolare del Tesoro. A distanza di due mesi, però, venuto meno anche il veto tedesco, ancora tutto fermo. Che il ministro delle Finanze irlandese volesse questa visita lo spiega lui stesso, al termine del faccia a faccia. “Questo incontro è stato particolarmente opportuno poco dopo l’adozione del bilancio del nuovo governo italiano”, assicura. L’Italia, per ragioni legate al processo democratico e le elezioni del 25 settembre, ha presentato in ritardo la manovra, con i partner europei in attesa vista le tante aspettative nei confronti del Paese, che rimane il secondo beneficiario del recovery fund.
Riforme e investimenti da fare non mancano, e si vuole essere certi che l’Italia saprà tenere fede agli impegni, soprattutto in contesto come quello attuale che “non è privo di sfide”, ribadisce Donohoe. Il via libera alla legge di bilancio ha perà accesso i riflettori sul nuovo esecutivo. Nel giudizio complessivamente positivo critiche sono state espresse per i principali provvedimenti della nuova squadra di governo, vale a dire pensioni e pagamenti digitali. Le cose che non risentono dell’eredità del lavoro svolto da Mario Draghi.
Ora il nuovo pressing per il Mes, su cui le forze di maggioranza hanno sempre espresso dubbi e perplessità. La caduta del ‘nein’ tedesco non offre più appigli e si torna a chiedere conto a Giorgetti che, però, in merito non si esprime in modo inequivocabile. “La crescita economica e la solidità delle finanze pubbliche sono al centro dell’azione del governo italiano, anche aumentando gli investimenti e attuando le riforme”, dice dopo aver incontrato il presidente dell’Eurogruppo. Offre rassicurazioni su una parte del confronto. Quindi aggiunge: “Riteniamo che un coordinamento efficace e azioni congiunte a livello europeo siano essenziali“. E’ qui che potrebbe ricadere l’impegno del governo Meloni per la ratifica del Mes, comunque non oggetto delle dichiarazioni del ministro dell’Economia.