Bruxelles – Nessuno schiaffo all’Italia sul dossier migrazioni e asilo: il capo della rappresentanza svedese a Bruxelles, Lars Danielsson, ha presentato oggi (9 gennaio) alla stampa internazionale le priorità di Stoccolma, installatasi alla presidenza del Consiglio dell’Ue con il nuovo anno, e ha ribadito la volontà di “procedere con il lavoro sul nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo“. L’ambasciatore svedese ha ipotizzato una roadmap, che si pone l’obiettivo di raggiungere “un accordo politico tra i 27 Paesi Ue durante la presidenza spagnola o quella belga”. Che significa nel secondo semestre del 2023 o, più verosimilmente, nel primo trimestre del 2024, quando giungerà a termine l’attuale legislatura europea.
“Non vedo una deadline quest’estate, abbiamo tempo fino alla primavera del 2024”, ha dichiarato Danielsson: nei 6 mesi alla guida dei 27 Stati membri, la Svezia cercherà innanzitutto di compiere significativi passi avanti sulla dimensione esterna del dossier, che sarà il fulcro del dibattito del Consiglio europeo straordinario convocato da Charles Michel i prossimi 9-10 febbraio. Stoccolma ha indicato due strade percorribili: rivedere il sistema dei visti e lavorare con i Paesi d’origine sulle preferenze generalizzate, due strumenti già esistenti, ma che “non vengono utilizzati in maniera corretta”.
Sulla dimensione interna del fenomeno, che riguarda l’accoglienza e la redistribuzione dei richiedenti asilo, Danielsson ha lasciato intendere che Stoccolma procederà con maggiore cautela: “Non prenderemo nessuna iniziativa sulle questione dei ricollocamenti“, ha chiarito il capo della rappresentanza svedese, senza però escludere che il tema venga sollevato al vertice di febbraio. Su uno dei punti fondamentali del dossier, tanto caro ai Paesi di primo ingresso e previsto anche nella proposta della Commissione europea parcheggiata a Bruxelles da settembre 2020, la Svezia non sembra essere determinata a incidere: per un accordo sulla dimensione interna “serve una base legale chiara, che sia compresa da tutti i Paesi membri” che, viste le difficoltà emerse finora nell’applicazione del meccanismo volontario di solidarietà per i ricollocamenti, firmato a giugno scorso da 18 Paesi membri, ad oggi non sussiste. Anche se, secondo Lars Danielsson, rispetto alla prima crisi migratoria del 2015-16 “c’è maggior consapevolezza e volontà di arrivare a una soluzione europea condivisa“.
Per rispettare la tabella di marcia siglata lo scorso settembre dai co-legislatori del Parlamento e del Consiglio dell’Ue, che prevede la chiusura di tutti gli 8 dossier del Patto sulla migrazione e l’asilo proposto dall’esecutivo von der Leyen entro la primavera del 2024, sarà necessario dunque l’apporto decisivo delle prossime presidenze di turno, spagnola e belga. Con un monito, lanciato oggi dal vice-capo della rappresentanza svedese, Torbjörn Haak: “Sull’accoglienza dei migranti abbiamo ancora posizioni differenti, è un tema su cui puoi vincere o perdere le elezioni in tanti Stati membri, per questo pensiamo che le soluzioni debbano essere prese a maggioranza qualificata“.