Roma – Guerra in Ucraina, crisi energetica ma non solo. Anche per Bruxelles si chiude l’anno che sarà ricordato per aver riportato la guerra alle porte dell’Europa, ma che per l’Ue è stato sopratutto un anno di cambiamenti, alcuni in meglio altri in peggio, di passi avanti e altri indietro. In questo articolo ne ripercorriamo i momenti più significativi attraverso 12 immagini che più, a nostro avviso, hanno rappresentato i dodici mesi che ci stiamo lasciando alle spalle.
Addio, David
Il 2022 europeo prende il via con l’impegno della presidenza di turno francese del Consiglio dell’Unione europea a realizzare un’Europa più forte e sovrana. Ma l’anno si apre, inaspettatamente, con la morte di una figura politica chiave per i valori che l’Unione europea rappresenta. Scompare a 65 anni nella notte tra il 10 e l’11 gennaio il presidente del Parlamento europeo David Sassoli, nell’esercizio delle sue funzioni, dopo un ricovero in un ospedale in Italia.
Bisognerà aspettare marzo per vedere il volto sorridente di Sassoli affisso nella galleria degli ex presidenti, al terzo piano della sede di Bruxelles del Parlamento Europeo. Una consuetudine, una tradizione che spetta a tutte le figure politiche che scendono dallo scranno più alto dell’Emiciclo, ma che con Sassoli si è caricata di commozione perché scomparso ancora nell’esercizio delle sue funzioni. E’ nella cerimonia di inaugurazione del ritratto sul muro che la moglie di Sassoli, Alessandra Vittorini, ne ricorda l’esperienza all’Europarlamento (prima da deputato, poi da presidente) come “la più bella avventura della sua vita”.
Guerra alle porte dell’Europa
Era temuto da settimane, ma non per questo è stato meno sconvolgente. All’alba del 24 febbraio la guerra torna a bussare alle porte dell’Europa e l’uomo forte di Mosca, Vladimir Putin, inizia quella per mesi definirà una “operazione militare speciale” per denazificare l’Ucraina, che altro non è che l’aggressione del territorio sovrano di Kiev.
Quella che nell’idea di Putin doveva essere un’occupazione nel giro di pochi giorni, al massimo settimane, si è trasformata in una guerra di logoramento che continua tutt’ora. Le cui conseguenze – sul piano economico, geopolitico e soprattutto energetico – si fanno sentire anche in Unione europea, che si è vista costretta anche a cambiare, nella sostanza, la strategia energetica, dal momento che Mosca era il principale fornitore di idrocarburi al continente.
Forse mai così unita, Bruxelles risponde all’aggressione di Mosca con nove pacchetti di sanzioni senza precedenti, che vanno a colpire tra le altre cose le banche russe, le entrate energetiche (prima il carbone, poi anche il petrolio) e i beni degli oligarchi.
‘Ripotenziare’ l’Europa
Ripotenziare l’Europa, REPowerEu. E’ il punto cardine di svolta nella politica energetica dell’Unione, che a maggio dice ‘basta’ alla dipendenza dai combustibili fossili russi che rappresentano la maggiore fonte di finanziamento per la guerra del Cremlino. Non solo, ma Putin usa il gas come arma di ritorsione verso il continente, centellina le forniture e improvvisa manutenzioni strategiche di Nord Stream, il gasdotto che trasporta metano dritto in Germania.
Il piano ‘REPowerEu’ viene presentato dalla Commissione europea il 18 maggio, come una tabella di marcia per rendere l’Ue energeticamente indipendente da Mosca al più tardi entro il 2027. Ma l’impegno dei governi europei arriva già a marzo, alla due giorni di Consiglio europeo informale a Versailles sotto presidenza di Macron: i capi di stato e governo sottoscrivono la dichiarazione di Versailles in cui si sono impegnati a ridurre in maniera graduale la loro dipendenza (quindi le importazioni) da tutti i combustibili fossili in arrivo da Mosca, alla luce dell’aggressione del Cremlino ai danni dell’integrità territoriale dell’Ucraina. Per l’Unione significa fare una rivoluzione energetica in poco meno di cinque anni: prima dell’inizio del conflitto era dipendente per il 45 per cento dal carbone importato dalla Russia, per quasi il 28 per cento per il petrolio greggio e per il 38 per cento dal gas (dati aggiornati al 2020).
Sipario sul dibattito sul futuro dell’Europa
Una fine, ma anche un nuovo inizio. Si è chiusa il 9 maggio Strasburgo, con un pomposo evento celebrativo al Parlamento Ue, la Conferenza sul futuro dell’Europa, l’inedito esercizio di democrazia partecipativa nella storia dell’UE che per quasi dodici mesi ha portato 800 cittadini – casualmente selezionati da tutti e Ventisette gli Stati membri – a sedersi sugli scranni dell’Emiciclo di Strasburgo per discutere di futuro dell’Unione Europea e per individuare con quali priorità andare a rendere più solido il progetto di integrazione comunitaria.
Sulla Cofoe cala il sipario senza che si sia deciso nulla di concreto sul vero motivo per cui la Conferenza è stata istituita: la riforma dell’Europa attraverso una revisione dei trattati su cui si incardina, a partire dall’abolizione del voto all’unanimità. Non per questo all’iniziativa non va riconosciuto il merito di aver rilanciato il confronto tra i istituzioni sul tema. Più di tutte le Conferenza, però, a cambiare l’Unione e ad accelerarne il processo di cambiamento sono le crisi: lo ha fatto il Covid-19, portando alla prima emissione di debito comune, e lo sta facendo anche la guerra di Putin.
Banconote e monete in euro compiono 20 anni
Vent’anni fa, circa 300 milioni di europei stringevano in mano per la prima volta banconote e monete in euro. Da Lisbona a Helsinki ad Atene: dal primo gennaio 2002 i cittadini di 12 paesi dell’Unione europea hanno toccato con mano per la prima volta le banconote e le monete con la nuova valuta comunitaria.
Oggi l’euro è la moneta di oltre 340 milioni di persone in 19 Stati membri dell’UE e a partire dal primo gennaio 2023 anche la Croazia entrerà ufficialmente a far parte dell’Eurozona (diventando il 20esimo Paese) e aderirà a pieno titolo all’area di libera circolazione Schengen.
L’introduzione dell’euro risale al primo gennaio 1999, diventando la moneta ufficiale di 11 Stati membri (Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna e Portogallo). La Grecia si unì nel 2001. Tre anni dopo, arrivarono le banconote e le monete in euro nei 12 Paesi, che hanno così preso parte al più grande cambio di moneta della storia. Da allora, si sono aggiunti anche Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Slovacchia e Slovenia. E dal prossimo anno anche la Croazia.
Svezia e Finlandia dicono addio alla neutralità
L’aggressione della Russia ai danni dell’Ucraina spinge Svezia e Finlandia nelle braccia della NATO. La richiesta formale di adesione all’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (NATO) arriva il 17 maggio, abbandonando la tradizionale politica di neutralità militare che durava da più di 70 anni per Helsinki e da due secoli per Stoccolma. A luglio, il passo “storico” è compiuto e viene siglato il protocollo di adesione che può permettere all’Alleanza di espandersi ancora e divenire a 32 Stati, Turchia permettendo.
La Finlandia condivide con la Russia un confine lungo 1.340 chilometri, mentre le tensioni tra Mosca e Stoccolma si sono acuite negli ultimi anni. Non da ultima le tensioni crescenti con il Cremlino per il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2, le due principali infrastrutture di trasporto del gas russo in Europa, nel Mar Baltico che hanno interessato direttamente Stoccolma.
Si apre la porta europea per Ucraina e Moldova
In un anno che sarà ricordato anche per i passi avanti compiuti sul fronte dell’allargamento, ad appena quattro mesi dall’inizio dell’invasione russa Ucraina e Moldova sono diventati due nuovi Paesi candidati all’adesione, ricevendo via libera dai capi di stato e governo durante il Vertice Ue del 23 e 24 giugno che si è tenuto a Bruxelles.
Il processo è appena cominciato e ora i Paesi dovranno dimostrare di saper implementare le riforme richieste da Bruxelles e necessarie per arrivare all’apertura dei negoziati di adesione. Ma il messaggio che gli Stati membri hanno voluto mandare alla Russia di Putin è stato forte e chiaro: il futuro di Kiev è nell’Ue.
L’Ue piange la Regina Elisabetta
L’8 settembre muore nella sua residenza scozzese la Regina Elisabetta II, dopo 70 anni e 214 giorni di guida del Regno Unito di Gran Bretagna, Irlanda del Nord e del Commonwealth. Messaggi di cordoglio per la sovrana più longeva del Regno Unito ( (a livello mondiale seconda solo a Luigi XIV di Francia, il Re Sole che governò per 72 anni e 110 giorni tra il diciassettesimo e il diciottesimo secolo) arrivano da ogni parte d’Europa e dai vertici comunitari, che salutano Sua Maestà con le bandiere a mezz’asta davanti alle tre istituzioni comunitarie, a segno di lutto.
Prima donna, prima europea: Samantha Cristoforetti guida la Stazione Spaziale Internazionale
Prima donna, prima europea a ricoprire il ruolo. Dal 28 settembre l’astronauta dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea) Samantha Cristoferetti viene nominata comandante della stazione spaziale internazionale.
E’ la prima volta che una donna e una cittadina europea riceve questo incarico e si è detta “onorata della mia nomina alla posizione di comandante”. Il 14 settembre, prima del passaggio ufficiale di consegna, organizza una videoconferenza con la presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola.
Significativamente, Cristoforetti si mostra con alle spalle una bandiera gialla e blu dell’Unione europea, insieme a quella dell’Agenzia spaziale europea.
Meloni, prima donna premier in Italia, vola a Bruxelles
Ad appena 13 giorni dal giuramento del suo nuovo governo, la premier Giorgia Meloni sceglie Bruxelles per il primo viaggio istituzionale in veste di premier italiana, uscita vittoriosa dalle elezioni del 25 settembre.
Il 3 novembre è nel cuore dell’Unione europea, dove incontra per la prima volta tre vertici comunitari: Ursula von der Leyen per la Commissione Ue, Charles Michel per il Consiglio europeo e Roberta Metsola per il Parlamento europeo, con i quali discute di piano nazionale di ripresa e resilienza italiano, energia, guerra e, ancora, cooperazione tra Italia e Unione europea. Cercando di ricucire lo strappo di anni di campagna elettorale all’insegna dell’antieuropeismo, pur non abbandonando l’idea di una Europa confederale, meno presente nelle materie minori.
Il terremoto ‘Qatargate’ scuote le istituzioni di Bruxelles
L’anno è quasi finito e l’Europarlamento viene travolto dallo scandalo forse più grande nella storia delle istituzioni comunitarie legato a corruzione e presunte tangenti da parte del Qatar, che proprio quest’anno ha ospitato i mondiali di calcio.
La procura federale belga ha prima fermato e poi arrestato l’11 dicembre quattro persone, tra cui l’ormai ex vicepresidente del Parlamento Europeo, la greca Eva Kaili, l’ex parlamentare europeo italiano Antonio Panzeri, oltre che il compagno di Kaili, Francesco Giorgi, ex assistente di Panzeri e fino a prima dell’arresto assistente del deputato Cozzolino e il segretario generale di Non c’è pace senza giustizia Niccolò Figà Talamanca. L’accusa è di corruzione e riciclaggio di denaro.
Difficile misurare adesso, mentre le indagini sono in corso, la portata che lo scandalo avrà per l’Europarlamento, ma sono in tanti a credere che si estenderà anche oltre l’istituzione.”La democrazia europea è sotto attacco”, ha detto la presidente dell’Eurocamera Roberta Metsola, annunciando un ampio pacchetto di riforme sulla trasparenza dell’Istituzione il prossimo anno.
Price cap e unità
Dopo mesi di negoziati infinite e trattative infruttuose, i ministri dell’energia raggiungono il 19 dicembre un accordo politico sul ‘price cap’. Il tanto divisivo tetto al prezzo del gas non sarà risolutivo per l’emergenza energetica in corso, come non lo saranno tutte le (numerose) misure di emergenza varate dall’Ue prese singolarmente.
Eppure scegliamo di chiudere la carrellata di immagini che più hanno rappresentato i dodici mesi appena trascorsi perché la trattativa difficile sul tetto al prezzo del gas rappresenta bene come funzionano le cose a Bruxelles.
Prevale spesso la narrazione di un’Europa disunita e scoordinata ed è vero che tante volte dimostra di esserlo. E’ anche vero che spesso – soprattutto di fronte a crisi della portata di una pandemia o di una guerra alle porte dell’Europa – ha solo bisogno di trovarsi di fronte a un rischio concreto di frammentarsi, per riscoprirsi più unita.