Bruxelles – “Sono felice di vedere la Croazia in Schengen, ma anche la Germania chiaramente vuole Romania e Bulgaria e lavorerà su una soluzione”. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz arriva a Bruxelles per il vertice dei capi di Stato e di governo con un messaggio per i partner che accende il dibattito tra i Ventisette. La decisione di allargare l’area che garantisce la libera circolazione al solo Paese ex jugoslavo non è passata sotto silenzio nelle capitali, e la questione viene posta con forza in un dibattito che da agenda non ha questo punto all’ordine del giorno ma che lo diventa in corso d’opera.
La Germania non è sola a sottolineare la rilevanza di quello che è a tutti gli effetti un problema. Anche la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, arrivando per il tradizionale incontro con i leader che apre i lavori, ha voluto insistere su una decisione che dice di “deplorare”, perché, spiega, “ci vogliono anni per costruire fiducia e un attimo per vanificarla”. Sul tema la posizione del resto è chiara. Il Parlamento Ue ha approvato una risoluzione che invita a lasciare entrare anche Bulgaria e Romania nell’area Schengen, dopo anni di lavori. Il ‘no’ a Sofia e Bucarest “è una promessa non mantenuta rispetto a quanto stabilito 11 anni fa. E’ una situazione che va risolta”.
Rumen Radev, primo ministro della Bulgaria, arriva con fare battagliero a Bruxelles. “Vogliamo essere trattati come tutti gli altri. Abbiamo rispettato tutti i criteri nel 2018, tutto il resto è politica interna dei Paesi che ancora bloccano”. Non fa il nome dei Paesi Bassi, ma ci pensa il premier olandese Mark Rutte a ribadire il ‘nee’ del suo governo. “Abbiamo bisogno di due cose in più dalla Bulgaria”, dice prima dei lavori. “Un meccanismo di monitoraggio completo della valutazione Schengen, e una nuova valutazione di cooperazione e verifica”. Con questo la Bulgaria avrà le carte in regola “intorno all’estate”, e solo allora la Bulgaria potrà entrare. Quello dell’Aia, spiega, “non è un ‘no’, è un ‘non ora‘”.
Neppure l’Austria per ora è disposta a rimuovere il proprio veto. Il cancelliere tedesco Karl Nehammer si intrattiene il presidente romeno Klaus Iohannis per spiegare che “non è una questione di Stati contro Stati, ma di sicurezza”. Nehammer contesta l’assenza di controlli dei richiedenti asilo. “Abbiamo più di 65mila migranti non registrati, e sappiamo che 20mila di loro arrivano dalla Romania. Lo sappiamo dopo indagini della polizia austriaca”.
Schengen si intreccia pericolosamente con la questione dei fenomeni migratori, tema che Belgio, Austria e Paesi Bassi hanno intenzione di sollevare per quanto riguarda i cosiddetti movimenti secondari, lo spostamenti dei richiedenti asilo dallo Stato di primo arrivo verso il resto dell’Ue. La questione Schengen dunque resta ancora senza soluzione. Il senso di frustrazione di Romania e Bulgaria aumenta, anche perché i due Paesi, entrati nell’Ue nel 2007, si vedono scavalcati dalla Croazia che è diventata membro Ue nel 2013. Il Vertice potrebbe essere in salita.