Tutti sono innocenti fino ad una condanna definitiva. Le accuse vanno provate, le situazioni vanno vagliate nel dettaglio, e dunque non me la sento di buttare la croce sulle spalle di nessuno degli inquisiti nella vicenda di corruzione che si sarebbe svolta tra Qatar ed alcune persone del Parlamento europeo, allo scopo di ammorbidire le posizioni dell’Eurocamera sullo scottante e scandaloso tema del rispetto dei diritti umani e dei lavoratori nel Paese che ospita i Mondiali di calcio.
Non posso però non dire che se qualcuno avesse commesso un reato del genere sarebbe una persona davvero indecente, indegna. In particolare se fosse una persona che per mestiere si era assunta la responsabilità di difendere gli ultimi, coloro che non hanno voce, coloro che lavorano e muoiono perché sfruttati nel loro lavoro.
Farsi corrompere per dare un permesso edilizio, per costruire una strada, è un atto vergognoso, ma, di norma, non è sulla pelle (in senso letterale) di nessuno. In questo caso stiamo parlando di persone molto benestanti, baciate dalla fortuna nella vita che, secondo le ipotesi degli inquirenti belgi, avrebbero preso “sacchi” di soldi (tanti), per lo meno centinaia di migliaia di euro, coinvolgendo anche le loro famiglie, con una rara spudoratezza, per andare in vacanza e bere un aperitivo in un resort esotico, o in qualche località di montagna, o avrebbero chissà, comprato borse o abiti di lusso mentre alcuni (centinaia, migliaia?) di persone morivano e continueranno a farlo, anche a causa del loro negazionismo prezzolato.
Non riesco a immaginare come una persona che ha avuto l’opportunità di studiare, di sapere, spesso anche di vedere direttamente, possa godersi un “prosecchino” in un caffè alla moda letteralmente pagato con il sangue di quelli che, pubblicamente, ci si era impegnati a proteggere.
Non si deve condannare e “buttare la chiave”, ovviamente. Chiunque può essere rieducato, questo è un principio alla base del sistema occidentale (e della istituzione italiana) che qui, ora, vale ancora di più. Tutte le macchie possono essere lavate, col tempo. Ma adesso, nel momento in cui lo scandalo emerge, devo dire che sono particolarmente indignato, arrabbiato, da alcuni che ho conosciuto (sempre se si proverà la loro colpevolezza) personalmente deluso, annichilito. Anche per il discredito che è stato gettato sulle istituzioni europee.
Non è però questo il mondo di chi si batte per i diritti umani, delle Ong, anzi, direi che quasi nessuno in quel mondo, fatto spesso di veri eroi, può neanche lontanamente rispondere ad un ritratto del genere. Dunque attenti a non buttare il bambino con l’acqua sporca, e continuerò a sostenere tutte queste persone che si assumono delle responsabilità che forse dovremmo condividere un po’ di più, un po’ tutti. Anche perché non avvengano le cose che ipotizza la magistratura del Belgio.