Bruxelles – “Sull’attuazione del piano nazionale per la ripresa (Pnrr) l’Italia si gioca un pezzo di futuro“. Il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, mette una volta di più le cose in chiaro. La posta in gioco è enorme, per la mole di risorse europee concesse in dote al Paese e le sfide, pure non semplici, a cui far fronte. NextGenerationEU, la strategia per la ripresa post-pandemica è “un pacchetto da 800 miliardi di risorse comuni per finanziare i piani di ripresa nazionali, di cui quasi 200 miliardi destinati all’Italia”, ricorda Gentiloni intervenendo al al convegno sul lavoro promosso dell’Unione giuristi cattolici italiani. Ci sono tante risorse, e da usare bene.
“Se portato avanti fino in fondo, il Pnrr, secondo le nostre stime, può portare fino a due punti e mezzo di Pil di crescita aggiuntiva e creare altri 240mila posti di lavoro entro il 2026“. Il tutto senza contare l’impatto delle riforme. Dunque, al netto delle negoziazioni che il governo Meloni ha intenzione di condurre per rivedere costi e obiettivi, non bisogna permettersi perdite di slancio e concentrazione. Perché “oggi più che mai il mondo del lavoro e dell’industria sono al centro di cambiamenti epocali”.
In quest’epoca di cambiamenti, “la rivoluzione digitale e la transizione ecologica, le nuove competenze richieste ai lavoratori, sono alcune delle principali trasformazioni in corso”, insiste il membro italiano del team von der Leyen. In questo quadro “la sfida per la politica è quella di governare questi cambiamenti e costruire un’economia che non lasci indietro nessuno”. Qui Gentiloni si permette un suggerimento alla maggioranza. Dato il contesto, la politica non dovrebbe trascurar il mercato del lavoro e “sostenere le regioni e i settori maggiormente esposti alle ripercussioni della transizione ecologica, finanziando ad esempio programmi per la riconversione dei lavoratori”.
La Commissione europea dunque continua a tenere l’Italia sotto osservazione. Da tante risorse ci si attendono grandi trasformazioni. Un compito certamente non scontato, tenuto conto che nel caso tricolore il piano di ripresa assegna oltre il 60 per cento dei fondi a investimenti e riforme nella transizione ecologica e digitale. Risorse tuttavia “cruciali per proiettare il Paese in una dimensione di crescita più sostenuta e più sostenibile”. Per questo l’Italia si gioca un pezzo di futuro.