Bruxelles – A dieci anni dall’ingresso nell’Ue, la Croazia entrerà a far parte dell’area Schengen: dal primo gennaio 2023, data in cui Zagabria adotterà anche la moneta unica, saranno aboliti i controlli alle frontiere interne e la Croazia entrerà nella zona europea della libera circolazione. Le altre due candidate, Bulgaria e Romania, sono state rimandate ancora una volta: i veti di Austria e Paesi Bassi non hanno permesso a Sofia e Bucarest di raggiungere l’unanimità tra i 27 Paesi Ue necessaria per l’ingresso in Schengen.
“Congratulazioni alla Croazia”, ha dichiarato la Commissaria Ue Ylva Johansson al termine del Consiglio Giustizia e Affari interni, tenutosi ieri (8 dicembre) a Bruxelles. Rivolgendosi a Bulgaria e Romania, Johansson ha espresso “disappunto e tristezza”, perché i due Paesi “meritano di entrare e godono di un forte sostegno da quasi tutti gli Stati membri e dalla Commissione”. Le ha fatto eco il vicepresidente della Commissione europea, Margaritis Schinas, convinto che “Croazia, Bulgaria e Romania siano tecnicamente pronte a entrare in Schengen, hanno fatto tutto quello che abbiamo chiesto loro e anche di più”.
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Secondo Schinas, le perplessità sollevate da Paesi Bassi e Austria non riguardano questioni tecniche, ma “sono di natura politica”: questo è vero soprattutto per Vienna, preoccupata per l’aumento dei flussi migratori lungo la rotta balcanica, secondo cui allargare la zona di libera circolazione comporterebbe maggiore pressione ai propri confini. “L’Austria ha avuto più di 100 mila attraversamenti illegali pur essendo circondata da altri Paesi dell’area Schengen: dobbiamo migliorare in modo significativo Schengen, prima di allargarlo”, ha dichiarato il ministro degli Interni austriaco, Gerhard Karner.
Di tutt’altro avviso il vicepresidente Schinas, per il quale “l’allargamento dello spazio Schengen significa essere più forti e non più deboli, dato che ciò significherebbe avere maggiori e migliori controlli”. A Karner si è opposto anche l’omologo francese, Gérald Darmanin, sicuro che “se vogliamo limitare la rotta migratoria dei Balcani dobbiamo essere in grado di allargare l’area Schengen, così da controllare le frontiere con i Paesi che non ne fanno parte”.
Sarebbe la Bulgaria a suscitare i dubbi maggiori, mentre l’ingresso di Bucarest godrebbe di un consenso più ampio. Posizione riassunta dal governo olandese, che era favorevole all’allargamento di Schengen alla Romania ma non alla Bulgaria, a causa di perplessità legate a corruzione e rispetto dello Stato di diritto a Sofia. L’ingresso dei due Paesi nell’area Schengen sarebbe però legato in un unico pacchetto, e dunque i dubbi su Sofia vincolano inevitabilmente anche Bucarest.
Per i cittadini dei due Stati, membri dell’Unione europea dal 2007, non è ancora arrivato il tempo di unirsi ai 400 milioni di abitanti che hanno la possibilità di spostarsi da una nazione all’altra senza dover passare per i controlli di confine. “Quando non siamo uniti siamo più deboli”, ha dichiarato in conferenza stampa Ylva Johansson, che ha però rilanciato: “sono convinta che raggiungeremo l’ingresso di Bulgaria e Romania in questa legislatura e sarà la mia priorità far sì che accada”.
Today marks a good day for citizens of Croatia -welcome to Schengen.
To citizens of Bulgaria and Romania I say this -you deserve to be fully part of Schengen -I will support every step to achieve this in my mandate.
Statement with Minister @Vit_Rakusan https://t.co/jsva62jpz0
— Ylva Johansson (@YlvaJohansson) December 8, 2022