Bruxelles – Corsa alla sostenibilità e voglia di essere leader del cambiamento verde vuol dire nuova concorrenza a livello internazionale. L’Unione europea inizia a toccare con mano l’effetto collaterale delle trasformazione in senso eco-compatibile del modello produttivo, con una nuova sfida tutta economica che adesso investe in pieno gli Stati membri. Il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni deve ammettere che si apre un nuovo fronte, rappresentato da “un contesto di crescente concorrenza globale per gli investimenti in tecnologie pulite“. In questo contesto, “stiamo riflettendo su come semplificare e adattare le nostre norme sugli aiuti di Stato”.
Il tema plana sul tavolo dell’Eurogruppo, anche su impulso del ministro delle Finanze, francese, Bruno Le Maire. “Vogliamo essere i migliori nell’industria decorbanizzata”, scandisce al suo arrivo a Bruxelles. Ma perché ciò sia possibile, occorre garantire “competitività” dell’industria europea del settore. Competitività che passa anche per regole che rendano possibile rispondere alla domanda internazionale che si trasforma in corsa globale. “Possiamo e vogliamo essere” i migliori, insiste, riferendosi alle tecnologie per l’idrogeno, le rinnovabili, e la siderurgia a basse emissioni di carbonio.
La Commissione europea non resta insensibile. Al contrario, sa qual è la posta in gioco. Gentiloni sembra proporre un patto con i governi nazionali: allentamento delle regole Ue sugli aiuti di Stato in cambio di un cambio di passo. In altri termini, “attuazione tempestiva” delle riforme e degli investimenti legati al Recovery fund, e dunque la parte sostenibile dei piani nazionali per la ripresa. “E’ fondamentale per aumentare l’efficienza energetica, diversificare l’approvvigionamento energetico e accelerare lo sviluppo delle energie rinnovabili”.