Bruxelles – Unità e solidarietà per uscire dalla crisi di insicurezza energetica, passando per le rinnovabili, l’efficienza e il nucleare. La necessità di assicurare all’Unione europea l’indipendenza energetica dalla Russia e dai combustibili fossili è il filo rosso che lega il secondo panel ‘Quale energia per l’Ue? L’energy mix italiano e d europeo per i prossimi cinque mesi, cinque anni, cinque decadi’ della nona edizione di ‘How can we govern Europe?’, l’annuale forum di discussione sulle politiche comunitarie organizzato dalla redazione di Eunews che ha avviato i lavori questa mattina (e fino a domani, 29-30 novembre) a Roma nelll’Europa Experience David Sassoli.
La guerra di Russia in Ucraina ha imposto, tra le altre cose, una riflessione anche in Europa sulla necessità di accelerare la transizione energetica. Secondo Gilberto Dialuce, presidente dell’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) il quadro energetico europeo “si è complicato con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russa”, con la diretta conseguenza che “la transizione energetica ed ecologica sono diventati fattori strategici e l’Italia sta contribuendo alla discussione in Europa”. Proprio da parte dei governi europei devono arrivare misure di attuazione rapide delle azioni richieste da Bruxelles attraverso il piano ‘REPowerEu’, presentato a maggio scorso, con cui l’Ue vuole “potenziare i target sulle rinnovabili e sull’efficienza energetica, portandoli rispettivamente dal 40 al 45 per cento e dal 9 al 13 per cento entro il 2030. Ma se su efficienza e rinnovabili la strada da seguire sembra tracciata, Dialuce esorta a uno sforzo in più da parte dell’Europa sul sistema “degli stoccaggi di gas dal momento che “se non si investe potentemente in riserve e interconnessioni, un sistema a forte contenuto di rinnovabili non potrà funzionare”, ha messo in guardia. Chiave anche il ruolo dell’idrogeno come vettore, “perché permetterà di decarbonizzare alcuni settori, come quello industriale”, aggiunge.
La crescita che l’Ue punta a raggiungere per la Commissione europea non può prescindere dall’efficienza energetica da affiancare allo sviluppo delle rinnovabili su larga scala, senza la quale gli obiettivi di decarbonizzazione entro la metà del secolo non sono perseguibili. “La crescita che vogliamo continuare a raggiungere non potrà essere raggiunta se non diminuiamo i consumi di energia“, ha avvertito Claudia Canevari, capo unità efficienza energetica DG Energia della Commissione europea, mettendo in evidenza il ruolo dell’efficienza contro l’attuale crisi energetica. Ha rivendicato che Bruxelles negli ultimi dieci anni ha fatto “tantissimo per lo sviluppo dell’energia pulita, con progetti e iniziative che si è cercato di portare avanti”. E l’Italia, dal canto suo, è stato uno dei primi Paesi europei a puntare sull’efficienza energetica, con l’introduzione dei certificati bianchi. “Fin dall’inizio abbiamo adottato obblighi innovativi e stringenti” anche perché l’efficienza energetica è ancora la fonte più economica, sicura e pulita, oltre a garantire sicurezza e indipendenza per arrivare a decarbonizzare l’Unione europea entro il 2050.
“Non c’è risposta alle sfide senza unità e solidarietà”, ha sottolineato anche l’eurodeputata e vice presidente della commissione Industria ed energia dell’Europarlamento, Patrizia Toia. Anche di fronte alla crisi energetica, l’Unione europea sta cercando di “conciliare la necessità di dare risposte immediate con strategie di lungo periodo del GreenDeal e della decarbonizzazione che erano lì prima del COVID e della guerra ma sono state riconfermate”. Per l’europarlamentare anche se la transizione ora è diversa la strada è sempre quella ed è tracciata. Ha rivendicato poi la rapidità con cui i negoziatori di Parlamento e Consiglio hanno dato via libera al regolamento per riempire gli stoccaggi del gas, basata sulla solidarietà tra Paesi e sull’unità. Imperativo, adesso, lavorare su tre aspetti: curare le politiche industriali necessari, l’infrastrutture e le tempistiche, dal momento che “la lentezza dei cambiamenti è un problema per il raggiungimento dei target verso la transizione. Ma ora servono azioni per gli acquisti comuni di gas, oltre che il price cap”.
La crisi delle fonti energetiche ha riaperto anche in Europa l’annoso dibattito sul ruolo del nucleare, quale fonte priva di emissioni di gas serra a cui si lega però il problema dello smaltimento di scorie e rifiuti radioattivi. “E’ un bene che il nucleare sia stato sdoganato e se ne possa parlare”, ha sottolineato Giuseppe Calabrò, prorettore alla ricerca dell’Università della Tuscia, intervenendo al panel. Da ricercatore ha avvertito che “la brutta notizia è che la fusione nucleare arriverà dopo il 2050 e fino ad allora per gli obiettivi di neutralità ci sarà bisogno del nucleare a fissione”. Di contro, la “buona notizia” è che sta cambiando anche il modo di percepire l’energia dell’atomo nella transizione, ha detto, citando l’esempio della Francia che ha da poco deciso di costruire 8-9 nuovi reattori nucleari, mentre la Germania ha scelto di posticipare l’uscita dal nucleare alla fine del 2023.
A chiudere il panel dedicato all’energia è stata la riflessione di Ilaria Restifo, responsabile per l’Italia di Edf Europe, secondo cui “la guerra e la crisi dell’energia hanno messo in evidenza l’importanza di catturare” le emissioni “e non continuare a emettere”. Da qui ha sottolineato l’importanza del gas metano che “può essere recuperato, è un bene di consumo di cui Europa e Italia sono dipendenti e dunque non va sprecato. Dal punto di vista della crisi attuale del gas e in particolare sul tema vivo in Italia della costruzione di nuovi rigassificatori “dal punto di vista ambientale mi allineerei con quelle che sono le indicazioni sulla diversificazione delle fonti”, dunque “il canale del Gnl è da sfruttare per ridurre la dipendenza univoca”.