Bruxelles – Si apre la nona edizione di ‘How can we govern Europe?’ e a gettare le basi della due-giorni di discussioni nel quadro dell’evento organizzato da Eunews è il ministro degli Esteri ed ex-presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani: “L’Italia e l’Unione Europea sono chiamate a confrontarsi con complessità inedite e sfide globali, per questo lavoriamo per un’Italia protagonista in Europa e con l’Europa nel mondo“. Dai temi che saranno affrontati da HGE9 oggi e domani (29-30 novembre) all’Europa Experience David Sassoli di Roma “dipende il futuro di tutti noi”, ha puntualizzato Tajani.
Il filo che lega la nascita del progetto comunitario con la riforma dei Trattati passa anche e soprattutto dal “ritorno della guerra fredda nel nostro continente, con l’aggressione ingiustificabile della Russia nei confronti dell’Ucraina”. Un “segnale preoccupante” – secondo il ministro Tajani – “perché mette in discussione i principi della Carta delle Nazioni Unite”, su cui si fonda non solo l’ordine internazionale, ma di cui “il processo di integrazione europea è un caposaldo”. Ecco perché “le ragioni profonde della costruzione europea sono oggi più che mai attuali“, sulla base di quel “progetto di pace, riconciliazione e benessere economico tra le nazioni emerso dalle macerie della Seconda guerra mondiale”.
Tuttavia, il titolare della Farnesina nel governo Meloni ha voluto sottolineare anche che “bisogna essere consapevoli che ciò che andava bene ancora vent’anni fa possa richiedere una revisione“. Si parla dunque di una riforma dei Trattati su cui si fonda l’Unione Europea: “L’Europa va riformata perché sia efficace e autorevole in uno scenario internazionale in profonda trasformazione”, ha ribadito con forza Tajani, facendo riferimento al messaggio della Conferenza sul futuro dell’Europa, “un esercizio di democrazia partecipativa, in cui sono stati i nostri stessi cittadini a indicarci dove intervenire”. Questo slancio riformatore “non vuol dire mettere in discussione i valori fondanti dell’Unione” – dignità umana, libertà, democrazia, uguaglianza, Stato di diritto, rispetto dei diritti umani, sussidiarietà – che “sono il marchio di fabbrica della nostra Unione”.
L’obiettivo è piuttosto quello di invertire la rotta, che finora ha visto “troppo spesso l’Unione come un attore, introverso, timido, che ha dedicato più energie alle proprie questioni interne anziché assumere una chiara consapevolezza del proprio ruolo nel mondo”. Al contrario, “lo scenario di oggi ci impone con urgenza di riflettere sul ruolo globale che vogliamo per la nostra Europa, sugli strumenti a nostra disposizione e sul contributo alla stabilizzazione”, è l’esortazione di Tajani nel tracciare l’indirizzo delle discussioni di HGE9. “Rafforzare la cooperazione con i nostri partner internazionali e ancor più importante”, dal momento in cui i Ventisette non posso permettersi di illudersi: “I vuoti strategici lasciati aperti dall’Unione europea saranno riempiti da altri, che non condividono tutti i nostri valori“. Un riferimento implicito non solo alla Russia, quanto piuttosto alla Cina (dove si recherà in visita il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, il primo dicembre).
Inevitabile il riferimento anche al tema della migrazione e asilo, una “sfida cruciale” che secondo Tajani richiede “più Europa”, perché “una corretta gestione dei flussi migratori verso l’Europa non può prescindere da una gestione condivisa e che si basi sul principio di solidarietà“. Il ministro degli Esteri – che è stato protagonista a metà novembre a Bruxelles proprio durante la crisi nei rapporti con la Francia – ha evidenziato la necessità di una riforma “al più presto” della politica migratoria europea: “Solidarietà agli Stati membri di primo ingresso, gestione efficace e sostenibile delle frontiere esterne, anche allo scopo di assicurare il pieno rispetto dei diritti umani”. Contemporaneamente, “è indispensabile sradicare le cause profonde delle migrazioni, rilanciando il nostro impegno nei confronti dell’Africa”.
L’ultimo punto toccato dal ministro Tajani nel suo intervento di apertura di HGE9 è quello delle sfide di sostenibilità e di autonomia strategica dell’Unione: “L’Europa deve lavorare per completare le transizioni verde e digitale e ridurre la sua dipendenza dall’estero“. Per quanto riguarda le materie prime critiche, “lo stiamo facendo con decisione per i combustibili fossili russi” e allo stesso tempo “stiamo costruendo una capacità autonoma nel settore dei chip, essenziale per le industrie innovative”. Tutto ciò perché “siamo sempre più consapevoli di come sicurezza, libertà e prosperità economica siano strettamente legati” e, di conseguenza, “l’autonomia strategica è indispensabile, ne va della nostra sovranità”.