Bruxelles – Rilanciare le opere pubbliche e le infrastrutture italiane, con un occhio attento alle aree periferiche e del Sud, per connettere tutto il Paese in una rete veramente europea. Ponte sullo Stretto incluso. È questo quello che emerge dal confronto tra gli ospiti del quarto panel ‘Mobilità sostenibile: i nuovi paradigmi del trasporto e della logistica e il ruolo del Pnrr nell’adeguamento delle infrastrutture’ della nona edizione di ‘How can we govern Europe?’, l’evento annuale sulle politiche comunitarie organizzato dalla redazione di Eunews, che ha avviato i lavori questa mattina (e fino a domani, 29-30 novembre) a Roma nell’Europa Experience David Sassoli.
“L’Italia vive spesso di emergenze e manca un piano sinergico dei trasporti per adeguarsi all’aumento dei flussi nei prossimi anni”, ha esordito nel suo intervento il vice-ministro per le Infrastrutture, Edoardo Rixi (Lega): “Bisogna sbloccare le opere, perché i lavori che superano i 100 milioni di euro di solito terminano dopo oltre 7 anni”. Per il vice-ministro è necessario “ridurre i tempi di realizzazione, garantendo la qualità delle opere e la redditività delle aziende che intervengono“. Ma è di importanza cruciale anche “rendere omogenee le infrastrutture tra Nord e Sud, non possono esserci solo due locomotori – Nord-ovest e Nord-est – e una serie di vagoni, ma devono esserci tanti locomotori secondo le esigenze specifiche”, ha continuato Rixi.
È qui che si inserisce il tema del Ponte sullo Stretto “una sfida anche europea che sarà lanciata ora nella legge di bilancio”. Quest’opera, che il governo vuole realizzare integrando i fondi Ue, “accenderà un faro sull’alta velocità nel Centro-Sud dell’Italia, connettendo tutto il Paese e creando un importante corridoio europeo per il rilancio di tutte le industrie”. Secondo le parole del vice-ministro Rixi, il Ponte sullo Stretto “sarà il più grande ponte a campata unica edificato a livello mondiale“, un’opera che “l’ingegneria e l’industria italiana saranno in grado di mettere in campo” e che “già nel prossimo anno possiamo cantierizzare“, è la promessa del governo Meloni. Anche per l’eurodeputata e membro della commissione per i Trasporti e il turismo (Tran) del Parlamento Ue, Lucia Vuolo (Forza Italia), “dobbiamo usare il progetto del Ponte sullo Stretto per rilanciare il Sud, che da troppo tempo è un’area periferica non solo dell’Italia ma anche dell’Europa“.
Parlando di infrastrutture nazionali, il capo unità Coordinamento e pianificazione di Dg Move (direzione generale della Mobilità e dei trasporti) della Commissione Ue, Pierpaolo Settembri, ha evidenziato che “nella molteplicità dei settori coperti dal pacchetto legislativo Fit for 55, molto dossier riguardano il settore dei trasporti” e che l’Unione rappresenta un attore imprescindibile per l’Italia: “Nel Pnrr italiano i fondi destinati alla mobilità sostenibile sono 34 miliardi di euro da impegnare entro 2023“. A questi si sommano i “25,8 miliardi di euro tra 2021 e 202 previsti dal Connecting Europe Facility, lo strumento europeo finalizzato alla costruzione di infrastrutture e trasporti”. Nonostante “quando sono stati definiti i parametri non erano prevedibili le crisi Covid-19 e della guerra in Ucraina”, Settembri ha voluto sottolineare che “non possiamo comunque distogliere l’attenzione dalla neutralità climatica“.
Più critico l’amministratore unico di Ram (società in house del Ministero delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili), Ivano Russo: “C’è una discrasia tra le sfide poste dal Green Deal e ciò che può essere realizzato con le tempistiche e la sostenibilità economica sul campo”. Per esempio, “è tecnicamente impossibile per l’Italia avere il 30 per cento delle merci su treno al 2030 e il 50 per cento di shift modale al 2050″, dal momento in cui “l’85 per cento dei viaggi su gomma è sotto raggio dei 300 chilometri, che è la soglia minima della sostenibilità per il passaggio alla strada ferrata”. Ecco perché Russo ha puntato il dito contro Bruxelles: “Con la stessa certezza e convinzione con cui diciamo che non c’è altro orizzonte se non quello europeo, compreso quello del trasporto merci, non possiamo dire che tutto ciò che viene deciso a Bruxelles è coerente e attuabile a livello nazionale”. Non si fa attendere la risposta di Settembri: “Lo shift modale è un obiettivo europeo, bisogna riflettere su che tipo di crescita vogliamo per l’Italia”.