Roma – “Ognuno deve essere responsabile. Non c’è solidarietà senza responsabilità“. La risposta al tema dell’immigrazione e della gestione dei flussi di richiedenti asilo passa attraverso questa formula, non semplice, ma obbligata. Christian Masset, ambasciatore di Francia in Italia, discute con Eunews di uno dei temi mai spariti dall’agenda a dodici stelle e ritornata prepotentemente alla ribalta anche per le incomprensioni italo-francesi sul tema. Il governo Meloni torna, comprensibilmente, a richiamare l’attenzione su un fenomeno avvertito come troppo pressante per l’Italia, che vede ancora troppi sbarchi sulle proprie coste. I partner non restano indifferenti, né intendono voltare le spalle, ma chiedono garanzie. Quando si parla di immigrazione, va tenuto conto che “serve il controllo delle nostre frontiere”, insiste Masset, intervenendo alla nona edizione di How Can We Govern Europe. “Con la solidarietà, ma anche della responsabilità”.
Sulla scia della crisi dei migranti del 2015, il binomio ‘solidarietà-responsabilità’ si basava sull’assunto che l’Italia registrasse le persone in arrivo, e solo dopo gli altri Paesi membri dell’Ue di sarebbero fatti carico dei ricollocamenti. Adesso l’ambasciatore francese torna su un concetto non nuovo, ma che serve a ribadire il concetto per cui ognuno deve fare la propria parte. Certo è che serve un cambio di passo che possa permettere una soluzione definitiva al problema, senza isterismi o conflittualità. “La politica di migrazione va gestita in modo diverso” rispetto a quanto fatto finora, rileva Salvatore De Meo (Fi/Ppe), presidente della commissione Affari costituzionali del Parlamento europeo. Innanzitutto “dobbiamo allontanare ogni strumentalizzazione, evitando di dividere il campo tra buoni e cattivi”. Un modo per riuscire in questa sfida è la creatività. “L’Europa si deve organizzare con regole che le permettano di agire in anche maniera camaleontica a seconda dell’esigenza”. Un suggerimento per il tema migratorio, ma applicabile anche in altri ambiti.
L’immigrazione è solo una delle questioni esistenziali che investono l’Unione europea. La guerra russo-ucraina con tutte le sue ripercussioni, le transizioni verde e digitale sono solo le più immediate. In generale “non c’è risposta alle sfide senza unità e solidarietà”, scandisce Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo. Se per l’immigrazione non c’è solidarietà senza responsabilità, quest’ultima servirà anche per tutto il resto. “L’Europa sarà sempre più protagonista, sempre più un’opportunità, sempre più garanzia di stabilità”, continua l’esponente del Pd e dei socialdemocratici europei (S&D). “Oggi chi vuole tutelare l’interesse nazionale deve essere protagonista a livello europeo”. Un compito per il governo Meloni, che passa attraverso un rilancio in grande stile in sede Ue.
L’Unione di oggi è a forte trazione franco-tedesca, ricorda Michele Valensise, presidente di Villa Vigoni. il centro italo-tedesco per il dialogo europeo. “Francia e Germania sono due Paesi diversi tra loro, politicamente e culturalmente. Ma negli anni non hanno impedito una fortissima collaborazione, integrazione, intreccio di rapporto operativi”. Si trtta di “una realtà che va considerata come strutturale in Europa, al di là dei malintesi destinate comunque a rientrare”. Ma c’è anche l’Italia, che ha un valore aggiunto tutto da sfruttare. “C’è un rapporto che l’Italia ha sia con la Germania sia con la Francia”, in tal senso l’accordo del Quirinale “è importantissimo”. Ma c’è anche piano d’azione italo-tedesco, su cui “sono certo che anche il nuovo governo darà attenzione”.
C’è uno spazio politico da cogliere, in un’Europa che ha bisogno di andare avanti. L’integrazione differenziata, con alcuni membri del club dei Ventisette che possono avviare cambiamenti in attesa degli altri. “E’ importante avere Paesi apripista, e questa è la vocazione di Francia, Germania e Italia”, sottolinea Masset. Un approccio che trova approvazioni anche in Parlamento europeo, con le ‘postille’ del caso. “Va bene il principio delle diverse velocità, ma senza pregiudicare l’integrazione“, ricorda De Meo. “E’ giusto che ci sia chi faccia da apripista, ma poi va garantito che si traghettino tutti gli altri, aspettandone i tempi”.
Su immigrazione come sul resto, serve più Europa. Valensise di questo non ha dubbi. “L’Ue ha sempre avuto davanti a sé: continuare a procedere col metodo intergovernativo, o ampliare la sfera di legiferare col metodo comunitario, anche a maggioranza e senza i veti di un solo Stato”. Di fronte a questo bivio “l’esperienza ci porta a dire che il metodo comunitario funziona meglio”. E l’Italia, con la sua responsabilità, può essere protagonista.