Bruxelles – Crisi energetica, incertezze legate al conflitto russo-conflitto, “il rischio di recessione aumentato”, ma soprattutto un mercato del lavoro povero di lavoratori. Christine Lagarde accende la luce dei riflettori su un’altra sfida che riguarda l’Unione europea e la sua eurozona, che non è geopolitica bensì sociale. “Dovremo iniziare a produrre di più con meno”, avverte la presidente della Banca centrale europea. Occorre “far fronte alla contrazione dell’offerta di manodopera globale, nonché all’invecchiamento delle nostre società”, inclusa quella italiana, composta dai ‘Matusallemme d’Europa‘.
C’è un problema di prospettiva già in atto. Le persone attive sono sempre meno, e sempre più anziane. Questo incide sulla produttività, vale a dire la mole di lavoro svolto a parità di turni. Si pone un problema non solo di quantità, ma di qualità poiché la produttività incide sull’efficienza del processo produttivo. Si pone la questione di “affrontare la crescita della produttività cronicamente bassa in Europa aumentando il nostro tasso di innovazione”, insiste Lagarde intervenendo alla conferenza della banca centrale a Francoforte.
La risposta a quella che si pone vera e propria crisi esistenziale dell’Ue dell’eurozona “richiederà la rapida digitalizzazione dell’economia in termini di competenze e tecnologie”. Vuol dire accelerare una delle due transizioni centrali dell’agenda a dodici stelle, vale a dire quella digitale. Un appello che rinnova l’invito ad attuare senza indugio i piani nazionali per la ripresa, che includono impegni in tal senso e che dedicano almeno il 20 per cento delle risorse.
La posta in gioco è di quelle elevate. “Saranno necessari più di 100 miliardi di euro all’anno per colmare il divario digitale e migliorare le competenze della forza lavoro per gestire la transizione digitale”, ricorda la numero uno dell’Eurotower. Il fondo Next Generation EU da 750 miliardi di euro, dove ricade il recovery fund, incentrato sulla spesa verde e digitale,” è un valido strumento per garantire che gli investimenti fluiscano dove sono necessari nei prossimi anni”. Ma alla fine, insiste Lagarde, “questo dovrà essere accompagnato da maggiori investimenti altrove, non solo dal settore privato, ma anche dai governi nazionali”.
Serviranno dunque serie e credibili riforma del mercato del lavoro e attuazione delle strategie nazionali di rilancio, in attesa di politiche per la famiglia che consentano di rispondere al problema di un invecchiamento della popolazione che è allo stesso tempo invecchiamento della popolazione lavorativa, con tutte le ricadute del caso sul tessuto economico-produttivo.