Bruxelles – Un mercato con un bacino d’utenza di 85 milioni di consumatori in Unione europea, all’incirca un quarto della popolazione totale, che porta con sé una componente illecita del valore di 10 miliardi di euro. Le grandi multinazionali del tabacco, con Philip Morris International in prima linea, stanno cercando di orientare il mercato dei tabacchi lavorati verso le sigarette elettroniche e i riscaldatori di tabacco, considerate da molti studi autorevoli come un’alternativa migliore al fumo convenzionale, ma di cui non tutti gli stati membri dell’Ue riconoscono ancora il potenziale.
Philip Morris ha pubblicato un sondaggio, condotto su circa 13 mila adulti in 13 Paesi Ue (Belgio, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Francia, Grecia, Italia, Lituania, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Spagna), per indagare quanta consapevolezza hanno raggiunto i cittadini europei sulla alternative al fumo tradizionale, sullo stato attuale della ricerca e dell’innovazione nel settore, sulle proporzioni del mercato illecito, e non ultimo sull’approccio di Bruxelles alla materia, soprattutto dal punto di vista fiscale. Dal sondaggio, realizzato dalla società di ricerca indipendente Povaddo e presentato a Bruxelles dal suo presidente William Stewart, emerge che i due terzi degli intervistati ritengono che l’innovazione e la tecnologia possano giocare un ruolo importante nella riduzione del numero dei fumatori e nel miglioramento dello stile di vita di chi non riesce a smettere: il 73% del campione è d’accordo con l’introduzione di politiche attive per incentivare le industrie a sviluppare prodotti innovativi che siano migliori per i consumatori, che riducano l’impatto ambientale e contribuiscano positivamente alla sostenibilità.
Secondo il sondaggio, il 69% degli intervistati sostiene inoltre che supporterebbe il proprio Paese nella richiesta di revisionare le leggi comunitarie sulla tassazione dei prodotti alternativi alle sigarette. “Nel momento in cui l’inflazione è fonte di grande preoccupazione in Ue, rimane la perplessità sulla forte tassazione di un prodotto di consumo quotidiano”, ha commentato Grégoire Verdeaux, Senior Vice President Relazioni Esterne di PMI.
Stati Uniti, Svezia, Regno Unito, Nuova Zelanda, sono alcuni dei Paesi che vantano i migliori risultati nella lotta al fumo: “È incoraggiante osservare che un numero crescente di Paesi sta adottando una regolamentazione differenziata in base al rischio, che riteniamo svolga un ruolo decisivo nello spingere da un lato i consumatori ad adottare alternative potenzialmente migliori se non abbandonano le sigarette tradizionali, e dall’altro le aziende a investire nell’innovazione”, ha dichiarato Tommaso di Giovanni, Vice President International Communications di PMI.
Cambiare l’approccio alla tassazione aiuterebbe a contrastare anche la crescita di contrabbando e contraffazione: secondo uno studio di KPMG, nel 2021 negli Stati membri Ue sono state fumate 35,5 miliardi di sigarette “nere”, per un valore di oltre 10 miliardi di euro sottratto ai governi nazionali. Il link tra tassazione e illecito risulta evidente dal caso francese: “in Francia il prezzo delle sigarette è triplicato negli ultimi vent’anni, e oggi una sigaretta su tre proviene dall’illecito”, ha spiegato Verdeaux, ribadendo la necessità di abbandonare la politica della tassazione eccessiva come deterrente, “che va avanti da anni senza produrre grandi risultati”. All’opposto rispetto a Parigi, la situazione italiana: l’Italia è uno dei Paesi più virtuosi relativamente all’illecito di sigarette, al 2 per cento dell’intero mercato.