Bruxelles – Giustizia lenta, per una volta non è solo l’Italia a far parlare (male) di sé, perché c’è una parte di Unione europea che è rimasta ferma mentre tutto intorno cambiava, e tanto. La battaglia tutta giuridica tra Ue e i produttori di tondi in acciaio per cemento armato accusati di cartello, si trascina da venti anni, per irregolarità risalenti a un decennio precedente. La causa ha attraversato l’attività di 4 Commissioni europee diverse: Prodi, Barroso I, Barroso II, Juncker. Mentre accusa, difesa, giudici e avvocati si confrontavano in un braccio di ferra senza precedenti, l’Unione europea ha fatto la storia.
Quando è iniziata la causa in questione, nel luglio del 2002, l’Unione europea era ancora a 15 Stati membri. Il grande allargamento non si era ancora concretizzato, e la moneta unica, l’euro, era appena entrata in circolazione (1 gennaio 2002) nei dodici Paesi che avevano deciso di introdurla. Da luglio 2002 in poi l’Ue è passata da 15 a 28 Stati membri, per poi scendere a 27 per effetto della Brexit. Si è assistito all’adozione della moneta unica in altri sette Stati membri.
Nel frattempo l’eurozona ha vissuto due crisi, quella del 2008 sulla scia dei mutui subprime, e quella del 2015 con la Grecia che ha tenuto in bilico la sopravvivenza economica propria e di Eurolandia. Quindi l’Ue ha dovuto fare i conti, tra le varie cose, con la crisi migratoria del 2015 e la crisi sanitaria del 2020, con la pandemia di Covid che ha spento l’economia di tutti.
In tutto questo la causa sui tondini è stata la costante silenziosa di una Storia, con la ‘s’ maiuscola, capace di muoversi assai più rapidamente della giustizia a dodici stelle.