Bruxelles – Recessione che non si può più escludere, e se per Ue ed eurozona è solo questione di tempo, per il comparto siderurgico la frenata è già qua. Scenari e prospettive non danno scampo. La relazione sull’andamento economico del settore prodotto da Eurofer parla chiaro. Complice il caro-energia le stime “sono peggiorate sia per la seconda metà del 2022 che per il 2023, con una domanda in calo più forte del previsto (-3,5 per cento per quest’anno e -1,9 per cento per il prossimo anno)”. La situazione in atto ha contribuito a una revisione al ribasso della produzione dei settori che utilizzano l’acciaio nel 2023 (-0,9 per cento rispetto al precedente +2,2 per cento). “Questa potrebbe essere la seconda recessione della produzione industriale ponderata in acciaio in dieci anni, dopo quella vissuta nel 2020 a causa della pandemia”.
Certo, rileva il segretario generale dell’associazione, Axel Eggert, pesa sicuramente “il continuo deterioramento dell’economia dell’UE in seguito all’invasione russa dell’Ucraina e alla crisi energetica”. Ma nel caso della siderurgia incide, e non poco, anche “il persistente livello elevato di importazioni di acciaio distorsive nell’UE in un tale contesto”. Un rifermento alle importazioni cinesi, questione che si trascina da anni e che ha visto di recente una nuova alleanza Ue-Stati Uniti proprio per la minaccia che rappresenta il ‘made in China’. Insomma, le cose si mettono male. “Rischiamo una significativa distruzione della capacità industriale in Europa”, avverte il numero uno di Eurofer.
Non è un problema da poco, e riguarda da vicino l’Italia. ArcelorMittal, membro di Eurofer, controlla e gestisce Acciaierie d’Italia (ex Ilva di Taranto), il più grande polo industriale europeo e per cui il governo italiano ha una piano di interventi non indifferente. Per scongiurare il peggio, in Europa come in Italia, servono “misure commerciali di emergenza che riflettono la situazione precaria di alcune industrie critiche in Europa”. La richiesta che arriva dal settore è chiara.
A Bruxelles sembrano essere consapevoli della posta in gioco. Partecipando all’audizione della commissione Mercato interno del Parlamento europeo sui 30 anni del mercato unico, Paolo Gentiloni riconosce che il quadro economico è tutt’altro che dei migliori. “La guerra di aggressione della Russia ha innescato un rallentamento economico globale, i cui effetti si fanno sentire più acuti in Europa”, riconosce il commissario per l’Economia. “I prezzi dell’energia sono diventati una delle principali preoccupazioni per le famiglie e le imprese”. Per affrontare la crisi attuale “abbiamo bisogno di una risposta europea comune, e ci stiamo lavorando“. Le buone intenzioni ci sono. Il comparto siderurgico attende le risposte, e avverte.