Bruxelles – L’idea di una nuova emissione di debito comune a livello Ue per affrontare il caro bollette non decolla. Forse non c’è mai stata, forse è sfumata. Ma la realtà, che emerge chiara dopo due giorni di Vertice Ue a Bruxelles, è che tra le istituzioni europee, come tra diversi leader dell’Ue, l’idea di un nuovo fondo di debito comune per sostenere famiglie e imprese non è matura e per il momento non guadagna terreno. Si preferisce concentrare gli sforzi su come ottimizzare meglio i fondi che l’Europa ha già, quelli che non ha ancora speso o su come potenziare gli strumenti finanziari già esistenti.
Il focus è sul ‘REPowerEu’, il piano presentato a maggio per affrancare l’Unione europea dalla dipendenza dai combustibili fossili e finanziare quindi la transizione per l’energia verde. A chiarirlo anche oggi al termine della due giorni è la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nella conferenza stampa che ha concluso il Vertice Ue, l’ultimo di Mario Draghi alla guida dell’esecutivo italiano. Bruxelles punta a mettere a disposizione fino a circa 40 miliardi di euro di fondi ancora disponibili del precedente esercizio finanziario 2014-2020, in particolare i fondi strutturali e la politica di coesione, per aumentare la potenza finanziaria di ‘REPowerEu’. Una proposta contenuta nel pacchetto di misure contro il caro energia presentato dall’esecutivo il 18 ottobre su cui i leader Ue hanno discusso (e trovato un accordo) nella notte.
Al netto di un accordo tra i co-legislatori sul REPower, i 40 miliardi di euro si andranno ad aggiungere ai 26,9 miliardi che Bruxelles aveva già proposto di mobilitare tramite i fondi di coesione nel ‘REPowerEu’, ma per scopi differenti, ovvero sostenere famiglie e imprese di fronte al caro bollette. Non basteranno, lo ammette la stessa von der Leyen. Ed è per questo che valuterà la necessità di potenziare finanziariamente il piano con nuove risorse. Secondo le stime di Bruxelles il RepowerEu potrebbe mobilitare fino a 300 miliardi di euro con cui gli “Stati membri possono investire non solo per la crisi attuale ma per costruire il futuro”. L’idea – ha spiegato von der Leyen – è quella “di prenderci sulle spalle gli oneri finanziari degli Stati membri e quindi dargli più possibilità di sostenere le famiglie vulnerabili”, ha precisato la presidente dell’Esecutivo europeo, rispondendo a una domanda diretta sulla possibilità di dar vita a uno strumento comune per il caro bollette.
Ci vorrà tempo sull’idea che il debito possa essere condiviso in maniera strutturale, ha ammesso anche Mario Draghi al termine del Vertice, rimanendo però ottimista sul fatto che dopo il Next Generation EU e poi il REPower “ci sarà un altro piccolo passo con la creazione del fondo che riguarda il mitigare l’effetto dei rincari sulle famiglie e sulle imprese, sono certo che ci sarà necessità di decisioni analoghe in altri settori, la difesa per esempio”. Ma anche su questo la strada potrebbe essere ancora lunga, anche se il governo romano saluta con soddisfazione l’apertura nelle conclusioni alla necessità di uno “stretto coordinamento e di soluzioni comuni a livello europeo, ove appropriato” con cui il Consiglio europeo “si impegna a raggiungere i nostri obiettivi politici in modo unito”.
Il cenno a strumenti finanziari comuni resta comunque ancora vago. Come sul price cap per il gas, le resistenze arrivano da Germania e Paesi Bassi che restano convinti della necessità di usare prima i fondi inutilizzati di cui già l’Ue dispone. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha ribadito a più riprese nelle 48 ore di Vertice che l’Ue ha già “immense possibilità” offerte agli Stati dal Recovery Fund, che ora è nella fase degli investimenti, quindi si può attingere ai fondi disponibili. Anche per il presidente francese Emmanuel Macron l’emissione di nuovo debito comune “non è sul tavolo ora e non ci serve. Non c’è un accordo per dire che dobbiamo aumentare o riprendere un meccanismo del genere, sarebbe prematuro”, sottolineando che “abbiamo dei meccanismi esistenti, sono aperti” e possono essere ripensati allo scopo.
Passi avanti sono stati fatti dai leader Ue invece sulla questione del limite dinamico al prezzo del gas. Ai leader sono servite quasi dieci ore di negoziati per arrivare a un accordo di principio sul pacchetto di misure poco dopo le due di notte. Dieci ore che riflettono bene le divisioni dei governi sulla risposta alla crisi energia, ma su cui è prevalsa la determinazione a trovare un’intesa per stabilire una roadmap per far sì che la Commissione Ue e i ministri competenti abbiano il mandato per lavorare in maniera urgente per attuare una serie di misure, da un corridoio dinamico di prezzo sulle transazioni del gas della borsa olandese al price-cap sul gas usato per la generazione di energia elettrica (sul modello iberico), passando ancora per gli acquisti congiunti di gas. “Abbiamo molto lavoro da fare davanti a noi, ma la roadmap è molto chiara ed è un bene che ci sia stata unanimità, ampio sostegno da parte dei leader sulla roadmap che abbiamo presentato”, ha ammesso la presidente von der Leyen in conferenza stampa.
I dettagli e le modalità operative con cui attuare queste misure saranno oggetto di confronto tra i ministri europei dell’energia già martedì 25 ottobre a Lussemburgo al Consiglio energia che dovranno portare avanti il lavoro tecnico sulle misure. Secondo indiscrezioni a Bruxelles, un nuovo Consiglio energia straordinario potrebbe essere convocato il 18 ottobre per approvare le misure.