Bruxelles – Se il diavolo sta nei dettagli, per Silvio Berlusconi questa volta potrebbe essere complicato trovare una via d’uscita alle sue stesse affermazioni. Il nuovo polverone politico e mediatico è stato scatenato dalla pubblicazione da parte dell’agenzia di stampa LaPresse di un audio in cui il presidente di Forza Italia sostiene in una riunione del partito alla Camera di aver “riallacciato un po’ i rapporti con il presidente Putin, un po’ tanto“. Il vero problema, anche da un punto di vista strettamente tecnico, è il modo in cui questi rapporti sarebbero stati riallacciati: “Per il mio compleanno mi ha mandato venti bottiglie di vodka e una lettera dolcissima, io gli ho risposto con delle bottiglie di Lambrusco e una lettera altrettanto dolce”. Perché l’importazione di vodka russa è vietata dalle sanzioni Ue, più precisamente dal quinto pacchetto di misure restrittive approvato lo scorso 8 aprile.
La precisazione è arrivata oggi (mercoledì 19 ottobre) dalla portavoce della Commissione Ue responsabile per gli Affari economici, Arianna Podestà, nel corso del punto quotidiano con la stampa europea. “Nel quinto pacchetto di sanzioni abbiamo deciso di estendere il divieto di importazioni anche alla vodka“, che ora “è proibita”.
Rispondendo alle domande di Eunews, la stessa portavoce ha puntualizzato che “non ci sono esenzioni per i regali o quantità specifiche“, ricordando però che è compito delle autorità degli Stati membri implementare le sanzioni. Le segnalazioni possono essere effettuate direttamente alle autorità nazionali o anche in forma anonima attraverso lo strumento di denuncia dell’Ue. Anche per quanto il Lambrusco inviato da Berlusconi, la portavoce ha confermato a Eunews i dettagli sulla soglia-limite di 300 euro a singolo articolo per le esportazioni di vino verso la Russia, prevista dal quarto pacchetto di sanzioni Ue del 15 marzo: il divieto si estende su “vendita, fornitura, trasferimento o esportazione di beni di lusso”, vino “compreso”, come scritto nero su bianco sulle specifiche delle misure restrittive in questo settore.
Che non si tratti di un vecchio intervento di Berlusconi – come hanno tentato di discolparlo alcuni dirigenti del partito, tra cui Antonio Tajani – emerge chiaramente da un passaggio che fa riferimento agli avvenimenti sul fronte orientale e sulla reazione dell’Unione Europea: “I ministri russi in diverse occasioni hanno detto che noi siamo già in guerra con loro, perché forniamo armi e finanziamenti all’Ucraina“, sostiene il presidente di Forza Italia, che si dice “molto, molto, molto preoccupato” della situazione. In ogni caso il numero uno forzista non ha voluto esporsi maggiormente davanti ai suoi deputati: “Io personalmente non posso esprimere il mio parere, perché se poi viene raccontato alla stampa viene fuori un disastro“.
Gli scivoloni di Berlusconi
Il presidente di Forza Italia – che nell’audio sostiene di essere stato dichiarato da Putin “il primo dei suoi cinque veri amici” – non è nuovo a polemiche di questo genere, anche recentemente. In un’intervista a Porta a Porta lo scorso 22 settembre, Berlusconi aveva affermato che “Putin è caduto in una situazione veramente difficile e drammatica“, in cui “una missione delle due Repubbliche filorusse del Donbass è andata a Mosca da lui in delegazione, dicendogli che Zelensky ha aumentato gli attacchi contro le loro forze sui confini”. Con riferimento proprio al modo in cui la propaganda russa impone di definire l’invasione dell’Ucraina in patria, il numero uno forzista aveva anche sostenuto che l’autocrate russo “è stato spinto dalla popolazione russa, dal suo partito, dai suoi ministri a inventarsi questa operazione speciale“.
Le affermazioni di Berlusconi avevano creato una spaccatura all’interno del Partito Popolare Europeo: il presidente del Ppe, Manfred Weber, non ha rinunciato alla difesa del suo alleato, mentre i partner orientali hanno condannato le posizioni “scioccanti” che “non possono trovare spazio in questa famiglia politica”, aveva attaccato Danuta Hübner, eurodeputata polacca di Piattaforma Civica. La questione più controversa aveva riguardato i ‘suggerimenti’ ex-post sulla conduzione dell’attacco: “Le truppe russe dovevano raggiungere Kiev in una settimana, sostituire con un governo di persone per bene il governo di Zelensky e in un’altra settimana ritornare indietro”, aveva affermato Berlusconi, con un riferimento al sostegno dell’Unione a Kiev: “Invece hanno trovato una resistenza imprevista e imprevedibile da parte delle truppe ucraine, che poi sono state anche foraggiate con armi di tutti i tipi da parte dell’Occidente“. Con una conclusione ancora più controversa: “Non ho capito nemmeno perché le truppe russe si sono sparse in giro per l’Ucraina, mentre secondo me dovevano soltanto fermarsi intorno a Kiev“.