Bruxelles – La nuova coalizione di destra è pronta a prendere in mano le redini della Svezia, con un governo che lascia sì fuori l’estrema destra dei Democratici svedesi di Jimmie Åkesson, ma il cui appoggio esterno influenzerà non poco la linea operativa dell’esecutivo guidato dal leader del Partito Moderato, Ulf Kristersson. Prima del voto di fiducia di oggi (lunedì 17 ottobre) al Parlamento nazionale che ha dato il via libera al nuovo governo – con 176 voti a favore e 174 contrari – una prima indicazione è arrivata venerdì scorso (14 ottobre) con la presentazione del patto di governo ‘Accordo Tidö‘ (dal nome del castello a una sessantina di chilometri da Stoccolma, dove si sono svolti i negoziati tra le forze politiche), che ha dimostrato quanto sia forte l’influenza sul nuovo gabinetto tripartito da parte della seconda forza parlamentare che affonda le radici nei movimenti neo-nazisti.
Dopo le dimissioni dell’ex-premier socialdemocratica, Magdalena Andersson – nonostante il Partito Socialdemocratico dei Lavoratori di Svezia abbia conquistato un terzo dei seggi al Riksdag (l’Assemblea monocamerale) – il blocco di destra che si è presentato unito alle elezioni dell’11 settembre ha iniziato il confronto per trovare un’intesa sulla nascita del nuovo governo, il primo in 90 anni di storia del Paese senza la sinistra al potere. Secondo l’intesa sottoposta oggi all’Assemblea legislativa, gli incarichi ministeriali sono stati affidati a Moderati, Liberali e Democratici Cristiani, mentre gli estremisti di Åkesson garantiranno dall’esterno l’appoggio decisivo per la sopravvivenza dell’esecutivo. I 73 deputati dei Democratici svedesi sono decisivi per raggiungere la maggioranza risicata di 176 seggi (solo uno in più della soglia-limite) ed è per questo che – nonostante il veto dei Liberali sul loro ingresso nel governo – incideranno in modo significativo sulla prossima linea politica del gabinetto Kristersson, anche con la nomina di funzionari e il confronto costante con gli altri tre partiti in un Consiglio di cooperazione.
“Congratulazioni a Ulf Kristersson per la sua elezione a primo ministro della Svezia”, Paese che “avrà presto la presidenza del Consiglio dell’Ue in un momento cruciale”, si è congratulata la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. “Sono impaziente di lavorare insieme per affrontare le molteplici sfide che la nostra Unione deve affrontare”, ha aggiunto nel post su Twitter. Anche il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, ha affidato a Twitter le congratulazioni al neo-premier, ricordando che “ci attendono sfide importanti: energia, Ucraina e relazioni esterne” e ringraziando “calorosamente” la prima ministra uscente, Magdalena Andersson, per il “duro lavoro al tavolo del Consiglio Europeo”.
https://twitter.com/vonderleyen/status/1581994138207391744?s=20&t=ZsFigUgy5c5zws807CiUJw
La politica migratoria
L’impatto maggiore dell’ingresso mascherato dell’estrema destra al governo in Svezia si noterà in particolare sul piano della politica di migrazione e asilo. I quattro partiti inaspriranno la legislazione nel senso più restrittivo possibile, con l’obiettivo di condurre prima un’indagine sulle modifiche nella primavera del prossimo anno e di approvare una nuova legge in Parlamento prima della legislatura nel 2026. In primo luogo verrà studiata la possibilità di trattenere i richiedenti asilo in “centri di transito” durante il trattamento delle domande di asilo, e soprattutto di istituire questi centri in Paesi terzi, come stanno facendo la Danimarca e il Regno Unito con il Rwanda.
Al centro della linea dura del nuovo governo in Svezia compare la revoca della residenza ai richiedenti asilo e a coloro che godono di protezione alternativa “se i motivi originari per l’asilo non sono più validi, per esempio se è terminato un conflitto”, la registrazione del Dna dei richiedenti asilo, il taglio dei reinsediamenti di rifugiati attraverso i programmi dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) da 5 mila a 900 l’anno, l’obbligo di residenza legale per due anni prima del ricongiungimento familiare, la ricerca attiva da parte delle forze di polizia di persone migranti presenti sul territorio nazionale in modo irregolare da rimpatriare e l’abolizione della residenza permanente come concetto di legge. Infine, requisiti più stringenti per ottenere la cittadinanza svedese e lo studio di programmi per il ritorno volontario di persone migranti nei Paesi d’origine.
La politica energetica
Lo slittamento a destra rispetto agli standard di governo socialdemocratico in Svezia si noterà anche sul piano della politica energetica. Le riforme per risolvere le questioni più urgenti determinate dallo scoppio della crisi come conseguenza del conflitto russo in Ucraina si inseriscono in un nuovo obiettivo della politica energetica: da “100 per cento fonti rinnovabili” a “100 per cento fossil free”, in cui “viene ripristinata la neutralità tecnologica” e “nessun tipo di energia sostenibile discriminato nella formulazione degli obiettivi”, si legge nell’accordo politico del blocco di destra. Nella pratica, questo ri-orientamento riguarderà prevalentemente l’energia nucleare, per cui è prevista l’emissione fino a 400 miliardi di corone (36,5 miliardi di euro) in garanzie di credito per nuove centrali: “Dovrebbero essere introdotte nuove regole per impedire ai politici di chiudere arbitrariamente le centrali nucleari”, così come per garantire la produzione di elettricità “finché le centrali sono in buone condizioni e operano in sicurezza”.
Tra le istruzioni “fondamentalmente cambiate” dell’Agenzia svedese per l’energia il pilastro è l’eliminazione “graduale” dei combustibili fossili “in modo economicamente efficace nel lungo periodo”. Oltre al ruolo centrale del nucleare, viene menzionata esplicitamente anche quella l’energia eolica: “Ha un posto importante nel mix energetico, ma dovrebbe essere costruita a condizioni neutre dal punto di vista della concorrenza e nel rispetto dell’ambiente e degli interessi locali”, specifica il testo. Il principio-cardine è “tutti i tipi di produzione devono sostenere i propri costi” e sull’eolico-offshore questo significa che “anche in mare chi si allaccia alla rete deve sostenere i costi dell’allacciamento”. In aggiunta, sarà previsto anche lo stop alle sovvenzioni da parte della collettività della rete elettrica. Infine, il governo di destra studierà e svilupperà proposte per “fornire ulteriori incentivi alle famiglie per ridurre il consumo di elettricità durante un periodo di transizione”, nel quadro di un ripensamento dell’efficienza energetica nazionale, e nel frattempo saranno protette “non appena possibile” famiglie imprese colpite dal rincaro dei prezzi dell’energia “con pagamento retroattivo”.