Bruxelles – MES, tutto da rifare. Si riparte da zero. Il processo di selezione del nuove direttore esecutivo si conclude con un nulla di fatto. Non c’è alcun nome che abbia saputo polarizzare attorno a sé l’80 per cento dei voti del board richiesto per poter essere eletto, e alla fine anche gli ultimi due sfidanti hanno preso atto dell’impasse ritirandosi dalla corsa. Pierre Gramegna e Joao Leao hanno gettato la spugna, con il risultato che adesso sul tavolo non c’è nessuna opzione. Tanto clamore per nulla, dunque. La corsa a quattro, poi divenuta a tre e infine a due, non ha prodotto il successore designato di Klaus Regling, in scadenza di mandato il 7 0tt0bre.
I will continue my efforts and consultations to bring forward a candidate for the role of ESM Managing Director.
— Paschal Donohoe (@Paschald) September 20, 2022
La scadenza ultima per dotare il fondo salva-Stati di una nuova guida non cambia. Il presidente dell’Eurogruppo, Paschal Donohoe, assicura che continuerà a lavorare a pieno ritmo per costruire consensi e trovare un nome che possa ricevere l’investitura dei ministri dell’Economia e delle finanze in occasione del prossimo Eurogruppo, in programma il 3 ottobre, ultimo momento utile per cercare di trovare una quadra entro la tabella di marcia.
Fonti Ue spiegano che Donohoe, nel riavviare l’intero processo, si focalizzerà su “un nuovo candidato“, uno solo. Una formula al singolare che lascia capire come il grosso del lavoro verrà svolto sotto traccia, con colloqui bilaterali, al fine di mettere d’accordo tutte le diverse parti attorno al tavolo. Perché c’è tutto da rifare, ma in fretta.
Il Meccanismo europeo di stabilito (Mes), è stato istituito nel 2021 con il compito di fornire assistenza agli Stati dell’eurozona in difficoltà. Raccoglie l’eredità del vecchio fondo salva-Stati Esfs, e a oggi ha fornito prestiti a Cipro, Irlanda, Grecia, Portogallo e Spagna. Con il lavorio sull’unione bancaria, il Mes (o Esm, nella dicitura inglese) è stato riformato. Accanto ai compiti di gestione degli shock di debito pubblico, sono stati aggiunti compiti su ristrutturazione bancaria. La riforma del Mes è però ferma per la mancata ratifica dell’accordo di Germania e Italia. Nella repubblica federale si attende il pronunciamento della Corte costituzionale, nello Stivale non è ancora mai arrivato il via libera del Parlamento, motivo di malumore tra i partner per i ritardi su impegni presi e ancora non rispettati. La riforma del Mes è stata oggetto di ripensamenti del secondo governo Conte e motivo di tensioni per il governo Draghi.