Bruxelles – Una nuova idea di Europa, e un nuovo legame con l’Italia. +Europa, in vista delle elezioni del 22 settembre, prova a spiegare le due facce di una stessa medaglia finora vissuta in modo forse italo-centrico. Il programma elettorale per gli italiani all’estero vuole ricordare cosa vuol dire integrazione. Vuol dire soprattutto libertà di circolazione, spostamento. Antonino Barbera Mazzola, uno dei cinque candidati alla Camera per la circoscrizione Estero, non nega che il fenomeno dei tanti giovani che lasciano il Paese non sia un qualcosa da prendere sottogamba, ma esorta a considerarlo sotto altra ottica. Si rivolge ai circa 3 milioni di connazionali che vivono nel Vecchio continente, dicendo loro che “vogliamo un’idea di Europa come casa nostra, un luogo dove gli italiani possano trovare opportunità ed un’Italia che sia attraente per gli altri”.
L’Unione europea, ricorda, si basa sui principi delle quattro libertà. Una di queste è la libertà di circolazione. In tal senso, quello di chi lascia il Paese deve iniziare a essere visto come “non necessariamente un flusso nell’ottica di un rientro a tutti i costi”. Europa vuol dire “trovare opportunità uguali” in altri Paesi. Il partito si impegna a lavorare in tal senso per chi vorrà rientrare, “invece di attuare uno sconticino fiscale che secondo noi non serve“. Per la lotta alla disoccupazione giovanile in Italia, invece, lo sconto fa va fatto. Qui il programma ha una proposta sulla riforma del fisco, improntata sull’inserimento del mercato del lavoro, che comprende anche sgravi fiscali per le imprese che fanno contratti veri.
Siciliano, 39 anni, un passato e un presente all’insegna di Bruxelles e dell’Unione europea. Una formazione in economia, il lavoro in Commissione europea. Barbera Mazzola conosce la materia e sa cosa vuol dire ritrovarsi expat. Ecco dunque le proposte per loro, come contenute nel programma. Quattro punti, tutti molto chiari. Il primo, è quella della libera circolazione. “Abbiamo la percezione che questa incontri ancora troppi ostacoli, come per il riconoscimento titoli di studio e professionali”. Proposta: “Dove possibile i programmi di studio tra paesi dovrebbero essere simili, sia nel curriculum che nel livello”. In Italia come in Europa, serve essere “meno rigidi sull’equipollenza dei mestieri”. Un’idea in tal senso, “per il riconoscimento degli studi si potrebbero utilizzare banche dati certificate”.
Per la sua nuova idea di UE, italiani fuori sede e non solo, +Europa spinge poi per la rivoluzione tecnologico-digitale “Abbiamo la percezione che l’amministrazione italiana usi il digitale per duplicare il cartaceo invece che sostituirlo”. Si intende imprimere un cambio di passo attraverso la proposta di “di standardizzare un sistema che già si usa per le patenti in Europa, che è comunicare tra i comuni”.
Terzo punto, la cultura, la lingua, il legame con il Paese di origine. Si è dato a questo elemento un nome non casuale. “Con la cultura si mangia anche”, per ironizzare sull’uscita dell’allora ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, che disse che non si mangia con la cultura (anche se il diretto interessato ha smentito, a più riprese). “Noi riteniamo sia un potenziale”. Si intende riformare il sistema di finanziamento della cultura italiana fuori dall’Italia, attraverso una “razionalizzazione” del sistema. Occorre inoltre “favorire l’accesso alla televisione di Stato all’estero“, ovunque. “Serve a mantenere una finestra e un legame” con il Paese, insiste il candidato alla Camera. “Ha dei costi, ce ne rendiamo conto, ma riteniamo che sia un buon investimento”.
Infine, una questione “che ci riguarda tutti”, in Italia come all’Estero, che è quella dell’azione per il clima. “Un punto che ho voluto fortissimamente” nel programma di +Europa, tiene a sottolineare Barbera Mazzola. “E’ un tema che va coperto il più possibile nello spettro politico. Non può essere appannaggio dei verdi e della sinistra italiana”. Qui la parola d’ordine per la nuova idea del domani è ricerca e investimenti, e niente dogmi.
“+Europa è possibilista sul nucleare, non lo caldeggia in quanto tale, ma avverte la necessità di sostenere la ricerca su reattori a fusione e mini-reattori modulari di ultima generazione”. Il ragionamento è articolato, perché la questione complessa. “Se guardiamo la strategia di lungo periodo dell’Unione europea, esistono vari scenari per arrivare all’abbattimento delle emissioni al 2050. Alcuni prevedono il nucleare, altri no”. Per questo “trovo pretestuoso che una parte della politica si schieri solo su una misura. Non è necessario avere una tecnologia preferita rispetto all’altra, ma avere una visione a lungo termine“. Perché, sostiene, “una centrale non si sviluppa in cinque anni, e anche le rinnovabili non si possono moltiplicare dall’oggi al domani”.