In un documento in inglese inviato al presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, come contributo per il vertice dei capi di Stato e di governo che si svolgerà 26 e 27 giugno a Bruxelles, il governo italiano propone una serie di priorità per le politiche dell’Ue nei prossimi cinque anni e un profilo abbastanza preciso di quello che dovrebbe essere il prossimo presidente della Commissione europea, e della sua “job description”.
Prima priorità, secondo il governo, è quella di “ripensare a mente fresca la strategia più efficace per ripristinare la crescita, creare occupazione e promuovere la coesione”. Questo, si sottolinea nel documento, intitolato “Un nuovo inizio per l’Unione europea”, è anche “il modo migliore di migliorare la sostenibilità dei conti pubblici”. La ripresa finora “rimane debole e ineguale”, e comporta “rischi di divergenze ancora maggiori fra gli Stati membri”. E il consolidamento dei bilanci pubblici è una sfida ancora difficile, “nonostante gli sforzi senza precedenti” che sono stati fatti, “a causa della crescita debole e dell’inflazione bassissima”. Secondo il governo italiano, “siamo davanti a un bivio: accettare un pericoloso lungo periodo di crescita fragile e alta disoccupazione, o stimolare le aspettative macroeconomiche (‘boosting macroeconomic prospects’, ndr). Una risposta in termini di politiche europee è di un’urgenza allarmante”, si osserva nel documento.
Per spingere la crescita, l’Italia propone diverse “linee d’azione”: 1) dare priorità a quest’aspetto in tutte le politiche europee, al di là dello strumento “soft” del coordinamento delle politiche nazionali; 2) “incoraggiare le riforme strutturali nazionali” e l’innovazione, che sono “il più importante motore di crescita”, ma tenendo presente che ci vuole tempo perché producano i loro effetti positivi, soprattutto in un contesto macroeconomico di debole domanda aggregata; 3) mettere l’accento sull’economia reale, rafforzare la competitività dell’industria, puntare sul “rinascimento industriale”; 4) “finanziare la crescita” con una serie di iniziative che rimedino alla “caduta drammatica degli investimenti privati e pubblici verificatasi negli ultimi anni”, in particolare investendo nelle infrastrutture necessarie allo sviluppo del mercato unico dell’energia (interconnessioni e reti di trasmissione elettrica) e di quello delle comunicazioni elettroniche; 5) “continuare ad approfondire l’Unione monetaria europea”, con l’obiettivo di rafforzare la capacità dell’Eurozona di resistere agli shock esterni e alle crisi asimmetriche, in particolare “pensando seriamente” a come introdurre “degli stabilizzatori automatici” che ne garantiscano la stabilità, come un “sistema europeo di sussidio di disoccupazione”.
Oltre a tutto ciò, il documento italiano ricorda, in una nota, che le attuali regole di sorveglianza Ue dei bilanci comprendono diversi elementi di flessibilità, sia per quanto concerne i “fattori rilevanti” che possono essere presi in conto quando si valuta il rispetto dei vincoli riguardanti deficit e debito pubblico, sia riguardo ad eventuali deviazioni temporanee dall’obiettivo di medio termine del pareggio strutturale di bilancio, quando sono dovute all’attuazione delle riforme strutturali più importanti, che solo nel lungo termine hanno effetti positivi sulla sostenibilità dei bilanci, aumentando il potenziale di crescita.
Secondo il governo, nel quinquennio che si apre ora con la nuova legislatura dell’Europarlamento e il rinnovo della Commissione europea e degli altri vertici dell’Ue (e in coincidenza con la presidenza semestrale italiana del Consiglio), oltre che alla questione fondamentale del rilancio della crescita, bisognerà dare priorità anche ad altre due azioni.
Come seconda priorità, l’Italia propugna un “cambiamento di discorso” che faccia sentire ai cittadini l’importanza dell’Europa al di là dell’economia e della finanza, che negli ultimi cinque anni di crisi hanno monopolizzato l’informazione e il dibattito politico sull’Ue. Un dibattito che si è concentrato sulle politiche di austerità, risultando in un “costo pesante” pagato dall’Ue in termini di percezione e fiducia dell’opinione pubblica. In questo quadro, secondo il governo italiano bisognerà rafforzare la legittimità e l’efficienza delle istituzioni euroopee e dei loro processi decisionali. In particolare, il governo caldeggia l’ipotesi di suddividere la Commissione europea in “clusters” (il documento non entra nei dettagli, ma in sostanza, alcuni commissari sarebbero responsabili dei settori a cui è stata data priorità, con poteri di coordinamento anche su altri colleghi) e di “ridisegnare” le attuali dieci formazioni del Consiglio Ue (Esteri, Ecofin, Agricoltura, Ambiente, Competitività etc.).
Sempre nell’ambito “nuovo discorso” che l’Ue dovrebbe intraprendere, ben al di là delle questioni finanziarie e di bilancio, il documento sottolinea l’attenzione alla difesa e la promozione dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Il governo italiano incoraggia l’adesione diretta dell’Ue in quanto tale alla Convenzione europea dei Diritti umani (oggi vi aderiscono solo i singoli Stati membri), e la creazione di un nuovo quadro giuridico per il monitoraggio del rispetto dei diritti fondamentali in seno all’Ue (oggi un tale meccanismo esiste solo per i paesi candidati all’adesione, non per quelli già membri dell’Unione).
Il documento italiano sottolinea poi la necessità di “promuovere un’autentica Politica comune dell’immigrazione”, rafforzando gli strumenti di gestione integrata delle frontiere con la creazione di un vero e proprio Sistema Ue di guardie di frontiera, e sviluppando nuove regole sul riconoscimento reciproco dell’asilo, per promuovere “una genuina solidarietà a livello europeo”. In altre parole, l’asilo concesso dal paese di primo approdo dovrebbe essere riconosciuto anche da tutti gli altri Stati membri, permettendo al richiedente di muoversi liberamente e stabilirsi ovunque nell’Ue.
La terza priorità, infine, è quella relativa all’azione esterna dell’Ue, che L’Italia chiede si concentri particolarmente nell’area del Mediterraneo e Medio Oriente, per quanto riguarda le politiche di vicinato, e sui Balcani e la Turchia per quanto riguarda il processo di allargamento verso futuri Stati membri; un processo, questo, che “promuove pace, democrazia e sicurezza”.
Il documento propone di “rinvigorire” i negoziati in corso con Ankara e spingere per le strategie di cooperazione macroregionali. Quanto ai rapporti con il tradizionale grande alleato statunitense, il governo sottolinea la necessità di “continuare il dialogo sulle questioni di sicurezza energetica” e di fare progressi nel negoziato in corso sull’Accordo transtlantico di libero scambio e protezione degli investimenti (Ttip).
Dopo aver illustrato le priorità del programma politico, il documento italiano è molto netto per quanto riguarda la “job description” del futuro presidente della nuova Commissione europea: “L’Italia – vi si legge – sosterrà i leader che condividono i nostri punti di vista sul futuro dell’Europa e sono determinati a promuovere le priorità” descritte in precedenza.
“Per fare questo, bisognerà che il nuovo presidente della Commissione europea abbia coraggio e inventiva, che sia determinato a spingere avanti le cose, pronto a difendere le prerogative della Commissione ma anche a guardare negli occhi i capi di Stato”, osserva il documento del governo, dipingendo un ritratto che si allontana molto da quello dell’attuale capo dell’Esecutivo comunitario, José Manuel Barroso, sempre attento a non urtare le sensibilità dei governi più importanti, e a evitare di fare proposte a loro sgradite o di procurare loro troppi fastidi.
Il suo successore, invece, insiste il governo italiano, dovrà “esigere il rispetto delle regole europee, ma anche essere in grado di pensare fuori dagli schemi (‘think out of the box’, ndr); essere inventivo, ed esplorare nuovi percorsi, guardando al lungo periodo per l’impatto delle politiche Ue”. In altre parole dovrà essere “un catalizzatore di cambiamento”.
L’Italia, conclude il documento, dal nuovo presidente della Commissione non accetterà di sentirsi dire: “Questo è il modo in cui le cose sono sempre state fatte finora”, ma vorrà sentirsi rispondere invece: “Questo è un nuovo inizio per l’Europa”.
Lorenzo Consoli per TMNews