Bruxelles – Si estende sempre di più l’infezione informatica degli spyware utilizzati in Europa e questa volta tocca alla Grecia del premier conservatore Kyriakos Mitsotakis. Non si tratta dell’ormai ben noto spyware Pegasus, ma del ‘fratello’ Predator, che – secondo le accuse dell’opposizione e della stampa greca – sarebbe stato utilizzato dai servizi di sicurezza greci per sorvegliare gli smartphone di alcuni giornalisti e soprattutto del leader del Partito Socialista (Pasok) di opposizione, Nikos Androulakis.
A scatenare il caso ad Atene è stata proprio la denuncia di Androulakis alla Corte suprema, per la scoperta di un tentativo spionaggio attraverso lo spyware Predator. La denuncia ha portato quasi immediatamente – e un po’ a sorpresa – alle dimissioni del numero uno dei servizi d’intelligence nazionale, Panagiotis Kontoleon, e del segretario generale dell’ufficio del primo ministro, Grigoris Dimitriadis (nipote dello stesso Mitsotakis e coinvolto anche in un altro scandalo di spionaggio e di cause temerarie ai danni di giornalisti greci che hanno indagato su questa vicenda). Il governo conservatore ha negato qualsiasi coinvolgimento, affermando prima di non aver acquistato malware di quel tipo e poi insistendo sul fatto di non essere a conoscenza di una possibile sorveglianza sullo smartphone del leader socialista. Le opposizioni in Grecia chiedono ora un’indagine approfondita che, nel caso dovesse confermare le accuse, potrebbe costare a Mitsotakis la riconferma alle elezioni del prossimo anno, se non addirittura le dimissioni da premier. “Ciò che è avvenuto può essere legittimo, ma è stato un errore”, si è difeso ieri (lunedì 8 agosto) in un discorso televisivo: “Non lo sapevo e ovviamente non l’avrei mai permesso”.
Androulakis è eurodeputato e membro del gruppo dei Socialisti e Democratici Europei (S&D), eletto leader di Pasok nel dicembre dello scorso anno. Come ha confermato lo stesso politico greco, la scoperta del tentativo di intercettare il suo smartphone con lo spyware Predator è stata fatta dai servizi del Parlamento Europeo, dopo che la presidente Roberta Metsola a maggio aveva deciso di reagire con decisione allo scandalo del CatalanGate, in cui erano rimasti coinvolti cinque eurodeputati indipendentisti catalani. Da allora il servizio dell’Eurocamera permette a tutti gli europarlamentari che ne facciano richiesta di esaminare i propri smartphone, per verificare se sono stati oggetto di spionaggio attraverso il software Pegasus o altri spyware. Androulakis se ne è avvalso a livello precauzionale a fine giugno e dal primo controllo è stato rilevato un link legato allo spyware sviluppato in Israele.
Come Pegasus, anche Predator sfrutta i difetti del software dello smartphone per raccogliere informazioni sulle attività online di un utente senza il suo consenso, come conversazioni, e-mail, messaggi, foto, video. Lo spyware permette anche di trasformare il dispositivo in un registratore audio e video per sorvegliare in tempo reale il contatto intercettato. “Siamo a conoscenza del caso”, ha confermato la portavoce della Commissione Ue per gli Affari interni, Anitta Hipper, nel corso del punto quotidiano con la stampa europea. “Ogni tentativo da parte dei servizi di sicurezza nazionali di accedere illegalmente a dati personali e di minare la libertà delle persone è inaccettabile“. Ricordando che “è dovere di ogni Stato membro far rispettare i diritti fondamentali, come la libertà di espressione e la privacy”, la portavoce dell’esecutivo comunitario ha fatto notare che “la questione dell’uso degli spyware è presente anche nel Rapporto 2022 sullo Stato di diritto in Europa, nel capitolo sulla Grecia“. Atene si trova inoltre al 108esimo posto su 180 Paesi nell’Indice mondiale della libertà di stampa 2022 di Reporters sans frontières, la posizione più bassa tra tutti i Paesi membri dell’Unione Europea.