Bruxelles – Germania sempre più in difficoltà sull’energia. Uniper attraversa una crisi finanziaria. E’ in perdita, e deve trovare il modo di restare aperta e sul mercato. Cerca di evitare il fallimento, e ora cerca aiuti di Stato. Una mossa che inquieta una parta del Parlamento europeo, che vede il rischio di salvataggi contrari alle regole. Una richiesta che complica l’agenda del governo federale tedesco, alle prese con un’ulteriore scelta delicata, dopo l’annuncio del cancelliere Olaf Scholz di essere disposto a ritornare sulle decisioni prese in materia di nucleare. Una situazione che attiva la Commissione europea ed in particolare il capo dell’Antitrust comunitario, Margrethe Vestager, pronta a esaminare le misure tedesche con urgenze e questione di priorità.
Uniper lavora con NordStream, gasdotto da cui ormai non arriva più nulla. Il gas russo fluisce a singhiozzo e a portata limitata. La crisi energetica seguita alla guerra in Ucraina e il deterioramento delle relazioni tra Mosca e il blocco dei Ventisette ha investito in pieno la società tedesca. La stessa Uniper è uno dei finanziatori del progetto di raddoppio di Nordstream, ma il secondo condotto, Nordstream2, è stato abbandonato dal governo di Berlino a seguito dell’aggressione russa dell’Ucraina. Investimenti in Nordstream2 a fondo perduto, meno gas da Nordstream1. Il risultato sono finanze dissestate, un crollo del titolo azionali di oltre il 60 per cento da inizio anno. La società afferma che i suoi problemi finanziari sono stati causati principalmente dalla Russia, che ha consegnato solo il 40 per cento del gas naturale su cui le parti avevano concordato.
Ora il gruppo si rivolge a Berlino per evitare il crack. Dal Parlamento europeo si leva la voce critica dei conservatori (ECR). Witold Jan Waszczykowski ha scritto alla Commissione europea per chiedere di impedire l’intervento del governo. “A Uniper non dovrebbe essere concesso un salvataggio, perché una mossa del genere creerebbe un pericoloso precedente”. L’europarlamentare polacco pone l’accento sulle regole sugli aiuti di Stato e l’impianto della concorrenza all’interno del mercato unico. Poi pone l’accento sull’aspetto politico della questione. “Un salvataggio sarebbe anche essenzialmente visto come una ricompensa per accordi economici che minano la sicurezza energetica dell’Europa”.
L’esecutivo comunitario resta a guardare. Nessun intervento risulta ancora formalmente notificato a Bruxelles. Ma Vestager fa sapere di essere “pronta a valutare con urgenza la compatibilità delle misure di emergenza con le norme sugli aiuti di Stato nel contesto della crisi energetica derivante dall’attacco ingiustificato della Russia all’Ucraina”. Il fatto che si riconosca priorità al caso Uniper dimostra quanto la Commissione abbia chiaro cosa c’è in gioco: la tenuta della Germania e non solo.
Se la compagnia energetica dovesse andare in bancarotta, si creerebbe un effetto domino a partire dalla Finlandia. Fortum, compagnia energetica finlandese, è l’azionista di maggioranza Uniper. E Fortum è controllata per il 53 per cento dal governo finlandese. Si rischia di trascinare altri Paesi dell’Ue nella crisi. C’è di più, perché Uniper è partecipata statale, sempre di più. Il governo federale tedesco la controlla ora per circa il 30 per cento delle azioni. Un aumento della partecipazione decisa proprio per venire incontro alle difficoltà dell’azienda. A questo si aggiunge il prestito da due miliardi di euro da parte di Kfw, la banca promozionale della federazione, la Cassa Depositi e Prestiti di Germania. Inoltre rifornisce Svezia e Paesi Bassi.
A Berlino hanno capito la delicatezza del momento, a Bruxelles pure. “Sulla questione la Commissione è in stretto contatto con le autorità tedesche”, ammette Vestager. Si vuole essere certi che l’intervento tedesco sia inattaccabile. Il Parlamento, che ha poteri di controllo sull’operato della Commissione, è sul piede di guerra. Anche dai banchi dei socialdemocratici piovono critiche per come Scholz sta gestendo la crisi energetica. “La patetica foto del Cancelliere tedesco, in posa davanti alla turbina destinata al Nord Stream, riassume l’incoerenza della risposta europea all’invasione dell’Ucraina e al ritorno della guerra in Europa”, tuona Raphael Glucksmann, della commissione Affari esteri.