Bruxelles – Un obiettivo vincolante per tagliare i consumi di gas in caso di crisi di approvvigionamento, lasciando la possibilità agli Stati membri di decidere dove e come tagliare. La Commissione europea presenterà domani (20 luglio) la sua comunicazione sulla riduzione della domanda di gas per prepararsi all’inverno di fronte al rischio (ormai più che concreto) di una interruzione completa delle forniture energetiche da parte della Russia. Un piano di emergenza, a quanto si apprende a Bruxelles, da far scattare in caso di allerta e basato principalmente sul risparmio al consumo di gas. La percentuale da tagliare, in modo obbligatorio ed entro marzo del 2023, deve essere ancora stabilita a livello di Commissione ma sarà uguale per tutti e stabilita sulla base della media ponderata degli ultimi 5 anni di consumi.
Paradossalmente, spiegano fonti diplomatiche, stabilire una percentuale di riduzione obbligatoria e uguale per tutti, andrà a pesare maggiormente sui Paesi più virtuosi, quelli che hanno fatto di più in termini di efficienza energetica e riduzione dei consumi di gas. Ed è proprio tra i Paesi più ambiziosi dal punto di vista energetico, come anche l’Italia, che potrebbero arrivare le prime obiezioni ai piani di Bruxelles in sede di Consiglio. Molto dipenderà dalla percentuale da tagliare, perché in alcuni settori l’obiettivo fissato potrebbe essere iniquo tra i vari Stati membri. Ad esempio, a quanto apprendiamo, c’è preoccupazione da parte del governo di Roma per i settori come la carta, il vetro e la ceramica dove lo sforzo richiesto sarà impegnativo. Nella comunicazione che presenterà domani, la Commissione europea dovrà definire una lista dei settori su cui gli Stati membri dovranno concentrarsi in caso di crisi, per il razionamento della domanda. La comunicazione dovrebbe prevedere la possibilità per gli stati membri di concedere incentivi a questi settori. L’approccio italiano rimane allineato agli obiettivi di sostenibilità del ‘Fit for 55’, ma nei fatti il governo è preoccupato per l’obbligatorietà della misura e si chiederà “flessibilità” o di settore o a livello temporale.
Secondo l’ultima bozza di piano, non ancora definitiva, almeno due Stati membri avranno la possibilità di fare richiesta alla Commissione europea di dichiarare lo stato di allerta a livello Ue di fronte a un “rischio significativo di carenza delle forniture” di gas. La proposta che presenterà la Commissione europea passerà lo stesso domani (20 luglio) al primo esame in Coreper, la sede dei rappresentanti permanenti presso l’Ue, poi in una seconda riunione venerdì per poi approdare in Consiglio energia, convocato in via straordinaria per martedì 26 luglio. Due riunioni a livello diplomatico serviranno agli Stati membri per confrontarsi sulla proposta e arrivare al Consiglio del 26 con le idee più chiare sulla quadra politica da trovare. Essendo un regolamento del Consiglio non è prevista co-decisione con il Parlamento europeo, quindi può essere adottato a maggioranza qualificata. Una scelta, spiegano a Bruxelles, dettata dalla necessità di accelerare l’iter legislativo. Rispetto a una bozza di comunicazione circolata nei giorni scorsi, sono stati rimossi invece gli obblighi per gli edifici pubblici di limitare raffrescamento e riscaldamento a 19° e 25°.
In questo piano, la Commissione sta “prendendo in considerazione lo scenario peggiore possibile”, ovvero un’interruzione totale delle forniture all’Europa, come ha riferito oggi un portavoce dell’Esecutivo comunitario durante il briefing con la stampa. Viene meno, a quanto apprendiamo a Bruxelles, la dimensione della solidarietà europea sul gas, come invece aveva annunciato la presidente dell’esecutivo, Ursula von der Leyen, di fronte agli eurodeputati riuniti in plenaria a Strasburgo. Nel piano REPowerEu per affrancarsi energeticamente da Mosca, la Commissione ha lanciato l’idea di una piattaforma per l’acquisto congiunto di energia, prima gas e gas naturale liquefatto (GNL) e in un secondo tempo anche idrogeno. Alla piattaforma gli Stati potranno aderire su base volontaria, ma la Commissione deve ancora definire i dettagli di questo meccanismo di acquisto comune. La questione non sarà nella comunicazione, perché a Bruxelles si stanno ancora studiando le regole per le piattaforma di acquisto congiunto, dal momento che non è compito dei governi ma degli operatori privati negoziare gli acquisti e il meccanismo sta richiedendo più tempo del previsto.