Bruxelles – Ora è ufficiale. Dal gennaio del 2023 entrerà in vigore su tutto il territorio comunitario il Digital Markets Act, la legge dell’Ue sui mercati digitali. Con l’approvazione in via definitiva di oggi (lunedì 18 agosto) da parte del Consiglio dell’Unione europea – che segue al voto favorevole della sessione plenaria del Parlamento Ue del 5 luglio – l’intesa raggiunta tra i co-legislatori per porre i primi paletti ai comportamenti abusivi delle Big Tech nella sfera online è pronta per essere pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, per essere poi applicata in sei mesi.
“Renderemo finalmente le grandi piattaforme online responsabili delle loro azioni, in questo modo l’Ue cambierà lo spazio online a livello mondiale“, ha dichiarato il vice-premier per la Digitalizzazione della Repubblica Ceca e presidente di turno del Consiglio dell’Ue, Ivan Bartoš. “I gatekeeper a cui si rivolge il Digital Markets Act sono onnipresenti, tutti noi utilizziamo i loro servizi quotidianamente, ma il loro potere sta crescendo in misura tale da influire negativamente sulla concorrenza”. Per questo motivo il regolamento (legge Ue che deve essere applicata integralmente da tutti i Paesi membri) sui mercati digitali si pone l’obiettivo di rafforzare lo Stato di diritto e tutelare lo spazio dell’informazione, insieme con la legge gemella del Digital Services Act.
Partendo dalla proposta dell’esecutivo Ue del dicembre 2020, la legge sui mercati digitali specifica con precisione le caratteristiche per identificare i ‘controllori’ dell’accesso al mercato digitale: fatturato annuo di almeno 7,5 miliardi di euro all’interno dell’Ue negli ultimi tre anni, valutazione di mercato di almeno 75 miliardi di euro, almeno 45 milioni di utenti finali mensili, almeno 10 mila utenti aziendali stabiliti nell’Ue, controllo di uno o più servizi di piattaforma di base (marketplace, app store, motori di ricerca, social network, servizi cloud, servizi pubblicitari, e anche assistenti vocali e browser web) in almeno tre Paesi membri. Appare abbastanza evidente che a essere prese di mira sono soprattutto le Big Tech statunitensi, come Google, Amazon, Facebook, Apple e Microsoft, mentre la soglia quantitativa fissata dovrebbe lasciare tranquille le grandi aziende europee come Booking e Zalando. Toccate solo parzialmente le piccole e medie imprese, esentate da obblighi a meno che non diventino gatekeeper emergenti (con una posizione competitiva “comprovata ma non ancora sostenibile”).
Per quanto riguarda gli obblighi dei gatekeeper, dovrà essere essere garantito il diritto degli utenti di disdire l’abbonamento ai servizi della piattaforma principale e l’interoperabilità delle funzionalità di base dei servizi di messaggistica istantanea. In altre parole, i più grandi servizi di messaggistica (Whatsapp, Facebook Messenger o iMessage) dovranno aprirsi all’interoperabilità con le piattaforme più piccole, dando agli utenti più scelta nello scambiarsi messaggi, inviare file o fare videochiamate attraverso le app di messaggistica. Dovrà poi essere garantito un “accesso equo” alle funzionalità degli smartphone agli sviluppatori di app e i venditori dovranno poter aver accesso ai propri dati sul marketing nelle piattaforme online. Ma soprattutto, la Commissione Ue dovrà essere sempre informata sulle fusioni, per evitare le cosiddette killer acquisition, ovvero le acquisizioni di società emergenti da parte delle aziende che dominano il mercato digitale.
Quello che la legge sui mercati digitali vieta è pre-installare sul dispositivo determinate applicazioni software o richiedere agli sviluppatori di app di utilizzare determinati servizi per comparire negli app store, classificare più in alto i propri prodotti e servizi e riutilizzare i dati privati raccolti ai fini di un altro servizio. Dure le sanzioni in caso di violazione delle regole stabilite dal Dma: multa fino al 10 per cento del fatturato globale e 20 per cento in caso di recidiva. Con una violazione della legge per almeno tre volte in otto anni, l’esecutivo Ue potrà aprire un’indagine di mercato. L’unica responsabile per l’applicazione del regolamento sarà proprio la Commissione Europea, con la possibilità affidata agli Stati membri di autorizzare le autorità nazionali della concorrenza ad avviare indagini su possibili infrazioni e a trasmettere le loro conclusioni all’esecutivo Ue.