Bruxelles – La necessità di non strozzare l’economia, ma l’accortezza di non stimolarla troppo per alimentare ancora di più la spirale dell’inflazione. L’Eurozona si interroga sul da farsi, per quella che si preannuncia “una discussione animata” sulle politiche di spesa in occasione della riunione dell’Eurogruppo della prossima settimana (11 luglio). Da una parte c’è il Comitato consultivo europeo per le finanze pubbliche (noto anche come Fiscal Board, o EFB), l’organismo a cui si affida la Commissione europea per le decisioni in materia economica e finanziaria. E’ prevista la partecipazione dei rappresentanti di questo Comitato, la cui linea è quella di “politiche di bilancio prudenti e solo moderatamente espansive”, rilevano fonti europee. Dall’altra parte c’è la consapevolezza che data la situazione, con la trasformazione sostenibile del modello produttivo a dodici stelle, la necessità di attuare i piani per la ripresa e la necessità di uscire dalla dipendenza energetica della Russia, “le politiche di bilancio non possono essere particolarmente restrittive, perché gli investimenti vanno stimolati”.
In salsa diversa, è il solito dibattito che da anni accompagna le riunioni dei governi e dei lori ministri economici. Austerità-flessibilità, rigore-libertà di spesa. I nordici sposano la prima, preoccupati per la sostenibilità dei debiti, la sponda sud predilige la seconda. “Quanto possiamo investire? E’ abbastanza incerto al momento”. E’ questo il problema di fondo a cui i ministri dell’Economia e delle finanze devono risolvere, confidano le stesse fonti, ed è proprio per complessità di situazione e non disponibilità di risposte che si annuncia una “discussione animata” nel corso della sessione di lavori.
La guerra in Ucraina che prosegue e non è dato sapere fino a quando andrà avanti, l’inflazione che sale sempre più, il rischio che Gazprom chiuda i rubinetti operando un taglio netto e definitivo della risorsa energetica di cui l’UE e la sua eurozona hanno bisogno. “C’è una situazione che è cambiata, e dobbiamo farci i conti”. Il punto è che i ministri dei 19 Paesi con la moneta unica sembrano avere unità di intenti ma non ancora la quadra sulle soluzioni pratiche da seguire. “Questa situazione cambiata richiederà nuove riflessioni, non previste prima d’ora”. L’Eurogruppo è chiamato ad un primo confronto.