Bruxelles – Gas e nucleare energie ‘verdi’, gli Stati membri vanno all’attacco della Commissione europea. Austria e Lussemburgo annunciano il ricorso alle vie legali, e si preparano a trascinare l’esecutivo comunitario di fronte alla Corte di giustizia. Il voto dell’Aula del Parlamento europeo, che inserisce nella lista delle opere finanziabili in nome della green economy anche le fonti energetiche da atomo e tubature avvia una resa dei conti che in realtà è una dimostrazione dello sfaldamento dell’Unione.
Il governo del Granducato, con tanto di nota ufficiale, ricorda che “sin dall’inizio dei negoziati il Lussemburgo si è opposto alla possibile inclusione dell’energia nucleare e del gas naturale nella tassonomia”. L’esito del voto quindi è irricevibile da un punto di vista politico, oltre che di credibilità. “La vera transizione verso la neutralità climatica deve prescindere dai combustibili fossili oltre che dall’energia nucleare”, che agli occhi del Paese resta “una tecnologia costosa e altamente pericolosa non solo per i cittadini, ma anche per l’ambiente e le risorse naturali”.
La Commissione europea, proponendo di includere gas e nucleare, avrebbe tradito la sua stessa agenda di sostenibilità. Morale: “Dopo il voto di oggi al Parlamento europeo, il Lussemburgo si prepara a partecipare a un’azione legale, avviata dall’Austria, contro questa decisione della Commissione europea”.
Uno Stato fondatore dell’UE che sconfessa l’UE è già politicamente rilevante. Ma al netto di questo, e dello scontro tra una parte del Consiglio contro la Commissione, si consuma anche lo strappo tutto interno allo stesso Consiglio. Qui il fronte dei Paesi a sostegno di nucleare (Francia, Belgio, Repubblica ceca) e gas (Italia) non mancano, ed è sulla base degli orientamenti e delle preoccupazioni dei governi che l’esecutivo comunitario ha preso le sue decisioni. Contestarle, vuol dire contestare anche i partner dell’istituzione rappresentativa dei Ventisette. L’Europa degli Stati sull’energia si riscopre improvvisamente litigiosa e assai meno unita del previsto.
Si crea addirittura un’alleanza tra governi e associazioni ecologiste. Perché prima di Lussemburgo e Austria è stata Greenpeace ad annunciare azioni legali contro il team von der Leyen. Si partirà con una richiesta formale di revisione interna. “In caso di esito negativo, Greenpeace porterà la causa alla Corte di Giustizia europea”, avverte Ariadna Rodrigo, della campagna Finanza sostenibile di Greenpeace UE. “Siamo fiduciosi che i tribunali annulleranno questo tentativo di greenwashing sostenuto dalla politica, in quanto si tratta di una chiara violazione delle leggi dell’Unione europea”.