Bruxelles – La ricostruzione dell’Ucraina come priorità, ma non immediata. La necessità di pensare alla normalità del Paese ora in guerra e alle prese con la distruzione, e la consapevolezza di dover aspettare. “Dobbiamo farci trovare pronti“. Il senso della situazione lo offre Petr Fiala, primo ministro della Repubblica Ceca, attuale governo con la presidenza di turno del Consiglio dell’UE. La conferenza di Lugano organizzata per il rilancio ucraino è l’occasione per ribadire la vicinanza del club a dodici stelle e di una parte della comunità internazionale al fianco di Kiev. Promesse, impegni, manifestazioni di solidarietà e anche programmi, ma il leader ceco è colui che agli interlocutori e ai presenti non risparmia pragmatismo. “Francamente, non so quando avverrà una ricostruzione completa“, ammette Fiala.
Ragionare in termini di ricostruzione presuppone la fine di ostilità ancora in corso, e di cui si fa fatica a capire la fine. Tutto, o quasi, dipenderà da quando finirà l’aggressione russa e da come ne uscirà l’Ucraina. Difficile in questo momento fare previsioni. “Non abbiamo un compito facile davanti”, ammette il primo ministro ceco. “Non lasceremo l’Ucraina” al proprio destino, ma le incognite sono molte. L’inflazione all’8,6 per cento rende l’impegno finanziario ancora più oneroso perché erode il valore del denaro, facendo lievitare i costi. Si dovrà capire quanto gli Stati membri sapranno mettere sul piatto oltre ai contributi che arriveranno attraverso il bilancio comune, e poi non vanno dimenticati gli aiuti pre-ricostruzione. “L’Ucraina ha bisogno di sostegno militare e di far fronte alle necessità giorno per giorno” in questo momento.
Anche a Kiev c’è la consapevolezza che la ricostruzione servirà, ma che non è la priorità vera del momento. “Dobbiamo ripristinare tutto quello che serve adesso, prima che arrivi l’inverno”, scandisce il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy, in collegamento. Per la stagione del freddo rigido servirà alleviare “tutte le crisi provocate dalla Russia, quella del cibo, quella energetica, quella dei migranti”. Poi, in prospettiva, servirà qualcosa di più, perché “la ricostruzione dell’Ucraina non è solo economica, è anche istituzionale“. Detto in altri termini, quelli a cuore al popolo ucraino, “il percorso per una piena appartenenza all’Unione europea richiede riforme”. Chiede aiuti e garanzie in tal senso, e dalla Commissione europea arrivano rassicurazioni.
“Il cancelliere Scholz ed io, in stretta collaborazione con partner internazionali, organizzeremo una conferenza internazionale di alto livello dopo l’estate” con l’obiettivo di “riunire le menti più brillanti e i principali esperti globali di ricostruzione”, annuncia Ursula von der Leyen. A Bruxelles e non solo si vuole “garantire che questo impegno generazionale sia svolto nel modo giusto”. Ricorda che dall’inizio della guerra, l’Unione europea ha mobilitato circa 6,2 miliardi di euro in sostegno finanziario, e “ne arriveranno altri”. Il vecchio continente non molla. “L’Europa ha una responsabilità speciale e un interesse strategico per rimanere al fianco dell’Ucraina“. Ma un interesse strategico è anche quello che, da sempre, coltiva Mosca nello stesso quadrante di mondo, di nuovo al centro di spartizioni e corse a sfere d’influenza.