Bruxelles – Una delle crisi diplomatiche più gravi con uno Stato membro dell’Unione, che richiede anche una risposta a livello UE. “L’Unione Europea deplora l’ingiustificata minaccia della Russia di interrompere le relazioni diplomatiche con la Bulgaria“, in risposta alla decisione, “pienamente in linea con il diritto internazionale”, di espellere 70 membri del personale dell’ambasciata russa a Sofia “che agivano in violazione della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche”. È quanto si legge in una nota del Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE), che oggi (venerdì primo luglio) ha preso una dura posizione contro Mosca per la volontà dichiarata di mettere un punto alla diplomazia se la Bulgaria non revocherà l’espulsione delle 70 “persone non grate”, tra diplomatici e funzionari: “Un passo così sproporzionato servirebbe solo a isolarla ulteriormente a livello internazionale“.
La decisione dell’esecutivo bulgaro era stata annunciata martedì (28 giugno) dal premier dimissionario, Kiril Petkov, che aveva riferito che “i nostri servizi li hanno identificati come persone che hanno lavorato contro i nostri interessi” o, in altre parole, come “agenti stranieri” responsabili di azioni di spionaggio. Era stata la stessa ambasciatrice della Russia in Bulgaria, Eleonora Mitrofanova, a consegnare ieri pomeriggio (30 giugno) una nota verbale al governo di Sofia, intimando la revoca del provvedimento entro le ore 12 locali (le 11 italiane) di oggi. “In caso contrario le autorità russe esamineranno la chiusura dell’ambasciata nella Repubblica di Bulgaria“, specificava la nota, che scaricava ogni responsabilità sulla controparte. Scaduto l’ultimatum imposto da Mosca, al momento non ci sono notizie di decisioni in merito alla rottura delle relazioni diplomatiche. “La Bulgaria non ha paura degli ultimatum di ambasciate di Paesi stranieri”, ha rivendicato Petkov questa mattina, lasciando tra le righe che non c’è stato nessun passo indietro da parte di Sofia.
Dopo l’interruzione delle forniture di gas da parte del gigante energetico di proprietà statale Gazprom, la Russia sta cercando di aumentare le pressioni sulla Bulgaria, uno dei Paesi dell’Unione che più presenta frange politiche e sociali filo-russe. La questione di una potenziale rottura delle relazioni diplomatiche con Mosca preoccupa Sofia, dal momento in cui il Cremlino potrebbe decidere di sospendere le forniture all’unica centrale nucleare bulgara, che produce quasi la metà di tutta l’energia elettrica nel Paese. A questo si somma il fatto che, così come nella disputa con la Lituania su Kaliningrad, è coinvolto un Paese membro della NATO, con il rischio di ulteriori esacerbazioni dei rapporti tra la Russia di Putin e l’Alleanza Atlantica (che nel nuovo concetto strategico l’ha definita “la più significativa e diretta minaccia per la sicurezza” degli alleati). Non è un caso se anche la portavoce della NATO, Oana Lungescu, è intervenuta con un tweet nella questione: “Quella della Bulgaria è una decisione sovrana che deve essere rispettata, gli alleati condannano fermamente il modello di comportamento coercitivo di lunga data della Russia, i tentativi di interferire nei nostri processi democratici e di colpire la sicurezza dei nostri cittadini”.
Il premier dimissionario Petkov si trova però sotto il fuoco incrociato del presidente della Repubblica, Rumen Radev, e del partito socialista (che appoggiava il gabinetto uscente). Il primo ha reagito alla provocazione dell’ambasciatrice russa, attaccando l’esecutivo del suo stesso Paese: “È inammissibile che decisioni riguardanti la sicurezza della Bulgaria non tengano in considerazione il rischio di un’escalation e di conseguenze economiche, la responsabilità della decisione spetta interamente al governo dimissionario“. Il Partito socialista bulgaro (BSP) ha invece deciso di sospendere i colloqui con il partito Continuiamo il cambiamento del premier Petkov per la formazione di un nuovo governo (dopo il voto di sfiducia dello scorso 22 giugno). I socialisti guidati da Korneliya Ninova hanno considerato “assolutamente inaccettabile” la decisione di espellere il più alto numero di diplomatici con un solo provvedimento nella storia della Bulgaria: “È l’ultimo passo prima di rompere i rapporti diplomatici con la Russia”.
Dal momento in cui “non è la prima volta che Petkov prende decisioni arbitrariamente”, la condizione per gli ex-alleati socialisti di tornare al tavolo dei negoziati è che Continuiamo il cambiamento “proponga un altro candidato a premier”. Richiesta che sembra andare incontro alla decisione dello stesso premier dimissionario di ritirare la propria candidatura per un governo Petkov II: “Ho proposto che sia nominato come prossimo premier della Bulgaria Assen Vassilev (vicepremier e ministro delle Finanze uscente, ndr), una persona di cui mi fido incondizionatamente”, ha annunciato Petkov in una dichiarazione video. Vassilev dovrebbe ricevere oggi dal presidente Radev il mandato per provare a formare un nuovo governo nel perimetro dell’attuale Parlamento, prima di convocare nuove elezioni (le quarte da aprile 2021) in caso di fallimento dei colloqui con i partiti.