Bruxelles – Oltre le decisioni c’è di più. Qualcosa a cui la Banca centrale europea ha già pensato e messo in cantiere, e che Christine Lagarde anticipa. I tassi di interesse non solo saranno aumentati a luglio, e ancora a settembre, ma anche “dopo settembre”. Al Parlamento europeo che chiede conto delle scelte già compiute, la responsabile della Bce non solo risponde con decisione difendendo il nuovo corso che vede il costo di prestito del denaro alle altre banche spostarsi da 0 per cento a 0,25 per cento, ma pure la volontà di confermare queste scelte. In primo luogo, spiega in occasione del dialogo strutturato con la commissione Affari economici, se a luglio si aumenterà di un quarto di punto, non è detto che a settembre la correzione sarà di pari entità. “Se le prospettive di inflazione a medio termine dovessero persistere o peggiorare, un incremento maggiore sarà appropriato nella nostra riunione di settembre”.
Ma a Francoforte si guarda già oltre. “Dopo settembre, sulla base della nostra attuale valutazione, prevediamo che sarà appropriato un percorso graduale ma sostenuto di ulteriori rialzi dei tassi di interesse”. Non certo ciò che una parte degli europarlamentari volevano ascoltare, preoccupati come sono che aumentare il costo del denaro possa tradursi in uno strozzamento dell’economia reale. Con le banche costrette a pagare di più per avere la liquidità della banca centrale, il rischio che questo passaggio possa essere scaricato su famiglie e imprese al momento di richiesta di prestiti è avvertito. Lagarde però tira dritto.
Innanzitutto “non stiamo mettendo a rischio l’Eurozona”, chiarisce. “Non vediamo alcuna recessione nelle nostre ipotesi”, altrimenti la risposta sarebbe stata diversa. Quindi zittisce le critiche precisando che “non stiamo inasprendo la nostra politica monetaria, la stiamo normalizzando“. Si vuole uscire dalle logiche accomodanti. Ma soprattutto si tenta di calmare l’inflazione. “L’attività dell’area dell’euro è frenata” dall’inflazione ed in particolare “dagli elevati costi energetici”, con cui bisognerà continuare a fare i conti “ancora per qualche tempo”. Di fronte a questa situazione, “quando l’inflazione raggiunge l’8,1 per cento dobbiamo chiederci cosa fare per soddisfare il nostro mandato”, che vuole stabilità dei prezzi e costo della vita ancorato al 2 per cento. “E’ sulla base di questi dati, delle aspettative e delle prospettive di medie termine, che abbiamo preso le nostre decisioni”, da cui non si torna indietro.
The Administration supports giving the Federal Reserve the space to bring down inflation, and we stand ready to work with Congress to lower costs for things like prescription drugs, health care, & housing. pic.twitter.com/52PJKUBz4E
— Secretary Janet Yellen (@SecYellen) June 19, 2022
Del resto l’inflazione così alta è talmente un problema che persino il governo degli Stati Uniti vede di buon occhio gli interventi della Banca centrale Usa per calmare l’impennata dei prezzi e del costo della vita. L’amministrazione Biden “sostiene la concessione alla Federal Reserve dello spazio per ridurre l’inflazione e siamo pronti a collaborare con il Congresso per ridurre i costi per cose come farmaci da prescrizione, assistenza sanitaria e alloggio”, le parole della segretaria al Tesoro americano, Janet Yellen, a riprova di quello che è oggi il principale spauracchio, e non solo in Europa. Per questo l’idea di continuare ad alzare i tassi d’interesse anche dopo settembre appare la via da provare a seguire, anche per la Banca centrale europea.