E’ un bel lunedì questo per Vladimir Putin. Non conosco il presidente russo ma lo immagino lì che si frega le mani visto l’esito delle elezioni francesi e osservando i potenti tremolii del governo italiano, ora in buona parte concentrati attorno al ministro degli Esteri, mettendone così il difficoltà l’operare di capo della diplomazia italiana.
Per quanto riguarda la Francia la situazione di anatra zoppa nella quale si trova Emmanuel Macron, uno dei leader più influenti in generale nell’Unione europea ed in particolare nella gestione europea dell’invasione dell’Ucraina è un buon punto per il leader russo. Non ha potuto assistere alla vittoria di Marine Le Pen alle presidenziali, ma vedere che l’estrema destra francese passa da 8 a 90 deputati è stata certo una gioia. L’impennata è dovuta alla legge elettorale più che al numero dei voti, ma comunque all’Assemblea nazionale novanta parlamentari potranno riuscire a mettere i bastoni tra le ruote molto meglio di otto. Per non dire dei grossi problemi che potrà causare al presidente la grande affermazione delle sinistre unite (unite contro Macron in particolare). Mentre Putin lavora per il disordine nelle file UE, nell’Unione europea si sperava in una nuova maggioranza assoluta per Macron in Parlamento, che l’avrebbe reso in sostanza un presidente che non deve negoziare nulla e fa ciò che vuole invece non sarà così. Ci saranno scontri pesanti sulla linea politica da seguire su ogni dossier, sulla guerra un Ucraina ci saranno scontri sul tipo di aiuti da inviare. Insomma, la tipica situazione dell’anatra zoppa cui accennavo prima. Per l’unità d’azione dell’Unione sarà un problema, senza dubbio.
Come potrebbe diventare un problema se all’improvviso Luigi Di Maio come suo simbolo ad attuatore non potesse più realizzare la politica estera disegnata da Mario Draghi. Se il ministro dovrà occuparsi della sua sopravvivenza politica sarà nelle prossime settimane fortemente distratto dai suoi compiti istituzionali, la politica estera italiana così determinata nell’appoggio all’Ucraina non potrebbe che uscirne danneggiata. Il ministro può anche cambiare, non sarebbe una tragedia, ma la situazione di tensione che si vive in questo periodo, con buona parte del Movimento 5 Stelle che osteggia l’invio di armi a Kiev è un’altra bella sorpresa per Putin.
Con una Germania incerta, una Francia “zoppa”, e un’Italia che, Di Maio a parte, non ha un governo solidissimo entra in difficoltà tutta la politica estera dell’Unione, in un momento nel quale invece la compattezza e la saldezza (anche di nervi) sono fondamentali.