Bruxelles – Conti pubblici in disordine, spread in aumento, il rischio di un deterioramento di una situazione economica che inquieta qualcuno e anche più di qualcuno. Gli ultimi andamenti economici, complici anche le decisioni della Banca centrale europea di provare a normalizzare la politica monetaria, agitano i ministri economici dell’Eurozona. Il fronte dei falchi del rigore torna a sventolare il loro credo tradizionale, fatto di riduzione di spesa e riforme, e mettendo sotto pressione l’Italia che trova nella Germania un nuovo alleato. Perché se Austria e Paesi Bassi mettono il debito tricolore, elevato, certo, sul banco degli imputati, Berlino si sfila e invita alla calma.
La liberale Sigrid Kaag la prende alla lontana. Alla ministra delle Finanze olandese che si ferma a dichiara alla stampa all’inizio dei lavori dell’Eurogruppo, chiedono se la frammentazione dell’eurozona rappresenti un problema, e il riferimento all’Italia è esplicito. “C’è bisogno di garantire stabilità all’interno dell’area dell’euro“, la linea olandese. Un invito neanche troppo velato a tenere i conti in ordine, per evitare rischi e contagi. Molto più diretto invece Magnus Brunner. “Il mio messaggio all’Italia e alla Grecia è di tenere in ordine i loro bilanci” nazionali, scandisce il ministro delle Finanze austriaco, esponente del centrodestra (Ovp/Ppe), che torna a battere sul tasto delle regole e del loro rispetto. “Le regole ci sono per tutti gli Stati membri, non è che abbiamo regole diverse per diversi Stati membri”.
Tagliare il debito, dunque. L’aumento del disavanzo pubblico dello Stivale resta motivo di preoccupazione, e neanche il Belgio fa nulla per nasconderlo, anche se con toni più attenuati. “Le regole sono chiare, anche se al momento fortunatamente sono sospese date le circostanze” frutto prima di pandemia e di aggressione russa poi, “ma nel medio periodo l’evoluzione del debito deve essere sostenibile“, insiste pure Vincent van Peteghem, cristiano-democratico fiammingo, anch’egli del PPE. Il ministro delle Finanze belga aggiunge però che “serve un percorso sostenibile” di riduzione del debito, e “questo vale per l’Italia come per gli altri Paesi, incluso il mio”.
Il fronte dei falchi rigoristi dunque mostra crepe. Austria e Paesi Bassi continuano a marciare compatti, il Belgio tende la mano all’Italia, e la Germania addirittura si sfila. E’ vero che non c’è più la Cdu a capo della cancelleria, ma Christian Lindner è liberale e non espressione dei socialdemocratici. Il ministro delle Finanze tedesco invita alla calma, chiede di astenersi da isterismi, ed evita accuratamente di puntare la luce dei riflettori sull’Italia. “Non condivido questa preoccupazione per una frammentazione dell’eurozona”, perché “la nostra aerea euro è stabile e la nostra unione monetaria è forte”. Certo, l’aumento degli spread è innegabile,”ma non c’è motivo di preoccuparsi per il lungo periodo”. Dunque “nessuno deve essere nervoso, la nostra unità mi rende fiducioso che insieme sapremo superare le difficoltà”.
Tirata d’orecchi ai rigoristi e una sponda all’Italia che gli stessi falchi hanno preso di mira. La Germania mostra senso di responsabilità, e per questo di leadership. Non è tempo di litigare, non è tempo di mettere sotto accusa chicchessia. “E’ solo così che si dà fiducia ai mercati”. Puntualizzazione doverosa, quella di Lindner, in un momento in cui la finanza è tornata a scommettere sulla tenuta di Eurolandia. Certo, servono riforme e sostenibilità dei conti pubblici, ma questo “vale per tutti gli Stati membri, anche la Germania”.
Questo rinnovato clima si completa con una convergenza con la Commissione europea. Anche Gentiloni ha qualcosa da dire al fronte dei falchi del rigore. “La situazione non è semplice, ma non credo che profezie catastrofiche aiutino”. Anche il commissario per l’Economia, dunque, smorza i toni di un dibattito che l’Europa non può permettersi e che questa Germania cambia.