Bruxelles – Salario minimo, avanti con l’armonizzazione europea. Il consiglio dei ministri del Lavoro ha dato via libera all’accordo raggiunto in Parlamento in occasione dell’ultima sessione plenaria. Nessuno stravolgimento al testo uscito dall’Aula dell’eurocamera, il che vuol dire che l’accordo inter-istituzionale è più vicino. Dopo il via libera politico dei ministri competenti, spetterà al Coreper vidimare in modo ufficiale la posizione del Consiglio. Gli europarlamentari hanno già il loro calendario pronto per finalizzare il tutto. Il 12 luglio è previsto il voto della commissione Lavoro, e poi nella sessione plenaria di settembre (12-15 settembre) il voto d’Aula per l’approvazione definitiva.
Restano fermi i principali punti cardine della riforma per l’armonizzazione del salario minimo, che riguarda chi già ne prevede uno a livello nazionale. In primo luogo quest’ultimo dovrà essere legato al tenore di vita, determinato dal potere d’acquisto, tenendo conto del costo della vita, del tasso di crescita generale e della struttura salariale relativa nel rispettivo paese dell’UE. In secondo luogo, quando il tasso di copertura della contrattazione collettiva in uno Stato membro è inferiore all’80 per cento, è necessario un Piano d’azione nazionale per aumentare progressivamente il numero di lavoratori tutelati.
Esulta l‘eurodeputata Agnes Jongerius, portavoce S&D per l’occupazione e negoziatore del Parlamento europeo.”La nuova legge europea sui salari minimi adeguati aumenterà i salari in tutta Europa”. Fissando a livello comunitario gli standard per salari minimi nazionali adeguati, “la nuova legge europea affronterà lo scandalo dei lavoratori poveri”.
Dal lato del Consiglio, arriva anche il plauso dell’Italia, con il ministro Andrea Orlando tra i favorevoli ai cambiamenti introdotti e prossimi alla finalizzazione. “Siamo di fronte ad un passaggio storico per l’Europa sociale“, sostiene nel corso dei lavori di Lussemburgo. “L’Ue per la prima volta afferma il principio per cui il lavoro non è una merce e non può essere considerata una merce. In Italia stiamo già lavorando in questo senso, e lo facciamo nello spirito dell’articolo 37 della Costituzione” italiana, che stabilisce uguaglianza uomo-donna nel mercato del lavoro, “per garantire a tutti i lavoratori un’esistenza dignitosa”. Questo vuol dire “soprattutto promuovere la contrattazione collettiva, per contrastare il fenomeno dei contratti pirata”.