Bruxelles – Problemi tecnici e ritardi nella manutenzione. Nessuna ritorsione dichiarata o pressione indebita, ma intanto Gazprom taglia ancora la forniture di gas all’Unione europea, che tocca nuovamente con mano i limiti della dipendenza energetica con il principale operatore russo. Una nota ufficiale del gruppo comunica che “le forniture di gas attraverso il gasdotto Nord Stream possono essere garantite solo fino a un volume di 100 milioni di metri cubi di gas al giorno, invece dei 167 milioni di metri cubi al giorno previsti”. Manca dunque oltre un terzo di quello che dovrebbe arrivare secondo contratto, ma ufficialmente non c’entra nulla la guerra in Ucraina con le relative tensioni annesse UE-Federazione russa.
Nessuna motivazione politica è stata addotta, né si tratta di rappresaglie per le sanzioni dell’Unione europea. Le autorità politiche non hanno niente da dire in merito, e allora il principale gruppo energetico legato al Cremlino spiega che alla base di tutto ci sono i ritardi della Germania. Siemens non ha consegnato i compressori di cui i tecnici di Gazprom hanno bisogno per garantire le loro operazioni al massimo delle possibilità, e questo ha determinato problemi di funzionamento. A causa della carenza dei dispositivi prodotti da Siemens, “solo tre unità di compressione del gas possono attualmente essere utilizzate” presso la stazione di compressione Portovaya, presso Vyborg nella regione di Leningrado (Russia nord-occidentale), dove viene riempito il Nord Stream. Il fornitore dunque addossa la responsabilità del taglio del gas agli europei, ancora una volta alle prese con una storia giù nota.
Già nelle scorse settimane Gazprom ha chiuso i rubinetti a Bulgaria, Polonia, Paesi Bassi, Danimarca e da ultimo la Finlandia, per mancati pagamenti in rubli come richiesto dalle autorità russe. Il nuovo stop alla risorsa energetica di cui il blocco dei Ventisette è fortemente dipendente dunque sembra riproporre dinamiche ormai consolidate, anche se ufficialmente tutto viene spiegato con motivi tecnici e l’impossibilità di procedere alle riparazioni di rito. Un fuoriprogramma che rischia di costare caro all’Europa, che anche il mese prossimo dovrà fare a meno del suo fornitore di riferimento. Tra l’11 e il 21 luglio è previsto la chiusura del gasdotto Nord Stream 1 per la manutenzione stagionale. Tra disguidi programmati e quelli fuori programma l’UE deve comunque fare i conti con la Russia e Gazprom, che taglia ancora il gas. Un ‘disguido’ che rilancia con urgenza la necessità di alternative a Mosca, la linea lungo cui si sta muovendo l’UE.