Bruxelles – L’Europarlamento ci riprova. Dopo il rinvio del voto durante la plenaria di questa settimana, i tre fascicoli più importanti del pacchetto sul clima ‘Fit for 55’ relativi alla revisione del sistema di scambio di quote di emissioni (Ets – Emission trading system), alla tassa sul carbonio alle frontiere e al Fondo sociale per il clima torneranno al voto dell’Eurocamera durante la mini-plenaria che si terrà a Bruxelles il 22 e 23 giugno. Lo si apprende a Bruxelles dall’ordine del giorno provvisorio della mini-plenaria, in cui tutti e tre i fascicoli risultano al voto nella prima giornata di mercoledì 22.
Il voto sui tre testi è stato rinviato mercoledì 8 giugno durante la plenaria a Strasburgo, dopo il ‘no’ della maggioranza degli eurodeputati sul primo fascicolo sulla revisione dell’ETS, il mercato europeo del carbonio. Di conseguenza, l’Aula è stata costretta ad accettare il rinvio del voto su altri due dossier collegati alla riforma: la proposta di un nuovo Fondo sociale per il clima – da finanziare con parte delle entrate del secondo Ets per edifici e trasporti – e la tassa sul carbonio alle frontiere (il nome completo è meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere – CBAM).
A quanto si apprende, i tre dossier finiranno sul tavolo dei coordinatori dei gruppi politici dell’Europarlamento la prossima settimana, per cercare di trovare un compromesso. A far saltare l’accordo in plenaria questa settimana, è stata la questione della riduzione progressiva dei certificati gratuiti che annualmente vengono assegnati alle industrie ad alta intensità energetica nell’Ets. I parlamentari sono arrivati in plenaria con una proposta approvata a fine maggio in commissione Ambiente (ENVI) dell’Eurocamera in cui si chiedeva l’eliminazione delle quote gratuite entro il 2030, molto prima rispetto al 2036 proposto dalla Commissione europea nel pacchetto clima ‘Fit for 55’ (con una riduzione progressiva del 10 per cento all’anno a partire dal 2026).
Sapendo che con la data del 2030 della relazione ENVI sarebbe stato improbabile un accordo tra i gruppi politici, dove la destra (quella più e meno radicale) – più legata alla dimensione industriale – spinge per conservare le quote gratuite più a lungo per tutelare le industrie europee, i gruppi dei Socialisti&Democratici (S&D) e i liberali di Renew Europe avevano trovato un compromesso per proporre in alternativa la data del 2032 per la fine delle quote gratuite, come una via di mezzo per strappare il sì della destra.
Durante la plenaria, tuttavia, è stato approvato un emendamento presentato proprio dal Partito popolare europeo (PPE) per eliminare le quote gratuite di emissioni garantite alle industrie nel 2034, a quel punto Socialisti&Democratici, liberali, Verdi europei e la Sinistra Unitaria (ex GUE) hanno deciso di votare contro l’intera proposta di revisione dell’Ets, che è stata bocciata con 340 voti contrari, 265 favorevoli e 34 astenuti, grazie anche ai voti della destra (che hanno detto ‘no’ per ragioni diverse).