Bruxelles – “Nella nostra Unione stiamo meglio insieme, siamo più forti insieme, otteniamo il massimo e il meglio quando lavoriamo insieme”. Micheal Martin sceglie il Parlamento europeo per lanciare un appello di unità, per un nuovo slancio del progetto d’integrazione, “la scelta più rivoluzionaria in un secolo di indipendenza”. Il primo ministro irlandese vede un’Unione europea non proprio unita nella diversità, e chiede di prendere coscienza di quanto c’è in gioco e di quanto i Ventisette non possano permettere di tentennare. “Abbiamo a che fare con una crisi energetica, e dobbiamo contrastare i cambiamenti climatici”. Sono le crisi più grandi e attuali, ma non sono le sole.
C’è una guerra in Ucraina, citata, e che si ricollega a quella crisi energetica ricordata ai deputati europei. Ma c’è la delicata partita di un allargamento ingolfato da ripensamenti, veti incrociati, diffidenze. Qualcosa che tradisce il progetto comune. Martin ricorda di quando “nei sei Stati membri esistenti [dell’allora Comunità economica europea] ci si chiedeva se l’Irlanda, allora il paese più povero d’Europa, fosse semplicemente troppo periferico e troppo povero per poter sopravvivere nella Comunità Europea”. L’UE di allora, la CEE, alla fine decise di concedere questa nuova dimensione all’isola.
Coglie l’occasione per assestare anche un colpo alle forze sovraniste di oggi, nel ricordare il percorso di adesione dell’Irlanda di allora. All’epoca chi non voleva aggiungersi alla famiglia a dodici stelle, “ha usato la classica tattica anti-europea affermando che saremmo stati sommersi da un’organizzazione neo-imperialista e avremmo perso la nostra identità separata”. Il finale della storia è noto. Più forti insieme. “Una stragrande maggioranza ha respinto queste argomentazioni. Il popolo irlandese ha invece scelto la strada della speranza e della solidarietà, della cooperazione e di un futuro condiviso“.
Tutto questo ora va dato a chi lo chiede come lo chiedeva allora l’Irlanda. “Dovrebbe essere motivo di orgoglio e ispirazione che l’Unione continui a essere un faro di speranza per le persone alle nostre frontiere, per le popolazioni dei Balcani occidentali, per il popolo ucraino, per il popolo della Moldova e della Georgia”. L’UE si deve allargare al mondo esterno e non arroccarsi su sé stessa. “Il processo di allargamento sta richiedendo troppo tempo”, e questo rischia di allontanare chi guarda all’Unione come modello.
Il Taoiseach chiarisce dunque il motivo della sua presenza nell’emiciclo di Strasburgo. “Il mio messaggio oggi è che siamo risolutamente al fianco di tutti coloro che condividono i valori fondamentali della pace, della democrazia e del progresso in Europa e crediamo che la protezione di questi valori richieda un’Unione europea forte“. Più forti insieme. L’agenda politica europea dell’Irlanda è chiara. Il primo ministro dell’Eire chima a raccolta europei ed europeisti.